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Genova. “La pressione sui nostri ospedali resta fortissima, ma un po’ inferiore a quella dei giorni passati. Il che può confermare il minor aumento dei contagi che registriamo da qualche giorno. Le prossime ore ci auguriamo confermino questo trend“.

Lo afferma in un post il governatore della Liguria Giovanni Toti: “Abbiamo ancora posti nelle terapie intensive e questo è frutto dello straordinario lavoro di tutta la sanità, impegnata con turni di 12 ore al giorno, 6 giorni alla settimana. Sono orgoglioso e grato di questo a tutti. Siamo la Regione con il maggior numero di terapie intensive per numero di abitanti e questo garantisce che tutti abbiano una chance. Di coronavirus si muore, certo. E le vittime sono purtroppo tante. Ma nessuno è stato lasciato indietro e grazie ai nostri straordinari sanitari tutti hanno avuto una possibilità“.

Aggiunge ancora Toti: “Da domani partirà il piano di aumento della assistenza a domicilio. Sono certo che tutti i medici coinvolti siano pronti a dare tutto l’impegno con lo stesso coraggio dei colleghi ospedalieri, senza guardare contratti e orologio. Sarà così! Ogni tanto leggo lo sfogo di qualche sanitario per le condizioni di lavoro, per l’assenza di dispositivi di protezione: assicuro che stiamo facendo di tutto per averli, da Roma come da tutto il mondo. Sono sfoghi più che comprensibili dato il momento. La settimana prossima cercherò di incontrare tutte le rappresentanze dei medici, degli infermieri, dei sanitari per ringraziare attraverso loro tutti quelli che combattono al fronte. Prego solo di non mortificare, travolti da un senso di impotenza, il loro stesso lavoro: negli ospedali della Liguria si muore certo, ma non perché non si curano i pazienti, ma perché purtroppo questa malattia uccide, talvolta nonostante le migliori cure“.

Il governatore si lascia andare poi ad un’ultima considerazione sulle ultime misure del Governo. “Il Presidente del Consiglio ha nuovamente interrotto le trasmissioni per annunciare soldi per i Comuni. Bene, purtroppo non sono soldi nuovi: i 4 miliardi di euro comunicati erano già dei Comuni, si tratta del Fondo di Solidarietà, pagato con tasse comunali, che viene solo anticipato di un mese. Così come i 400 milioni per gli aiuti alimentari, oltre ad essere circa 40 euro a persona per gli 11 milioni circa di italiani in difficoltà, sono anch’essi un anticipo di fondi. Nulla di nuovo, forse un po’ troppo poco per una comunicazione a reti unificate. Credo invece che, proprio ora che siamo ancora impegnati nella lotta al picco del virus, ci si debba interrogare su come programmare nelle settimane a venire la riapertura graduale del Paese. Lo si può fare per fasce di età (sotto i 55 anni la mortalità del virus è davvero molto bassa) oppure per Regioni o aree geografiche. Ma bisogna pensarci, perché industria, commercio, artigianato, ristoranti, bar non resisteranno in eterno. E per quanti soldi si possano immaginare non saranno mai abbastanza per pagare tutti. Non è tema di oggi, ma bisogna cominciare a progettare il domani”.

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