Truffa del carburante, la scoperta grazie a una Fiat Panda dal serbatoio infinito

Una Panda che fa il pieno con 300 litri? Dietro c’era una banda che rubava carburante per mezzo milione di euro.

Una Panda che fa il pieno con 300 litri, basta questa immagine surreale per capire che qualcosa non tornava. Un’anomalia tanto grottesca da far scattare un’intera inchiesta: la “Free Fuel”, così l’hanno chiamata dalle autorità.

persona mette benzina
Truffa del carburante, la scoperta grazie a una Fiat Panda dal serbatoio infinito – mediagold.it

E dietro a questo nome, quasi ironico, c’era un sistema ben organizzato, radicato in Trentino e capace di muovere mezzo milione di euro in carburante rubato.

Furto di carburante: la Panda dal serbatoio da 300 litri

Tutto parte da un dettaglio che non è passato inosservato. Una carta carburante collegata a una Fiat Panda che segna un rifornimento di 300 litri in una sola volta. Un numero che, per chiunque abbia mai guidato un’utilitaria, fa drizzare le antenne.

pompa di benzina
Furto di carburante: la Panda dal serbatoio da 300 litri – mediagold.it

E infatti Eni Life, ramo del gruppo Eni che gestisce le carte aziendali, ha subito fatto scattare i controlli. Da lì, parte una segnalazione, poi le verifiche, infine l’intervento della Procura di Trento e dei carabinieri del Nucleo operativo di Cavalese. Le Forze dell’Ordine hanno smantellato un’intera banda di malviventi, 25 persone coinvolte e una condanna pesante per il presunto capo del gruppo.

Chi era il regista della truffa del carburante

Si chiama Jamal El Baslaoui, ha 31 anni e secondo gli inquirenti era lui a muovere i fili dell’organizzazione.

Il giudice lo ha condannato con rito abbreviato a tre anni e due mesi di reclusione. Multa da 2.000 euro, interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e, soprattutto, un risarcimento da mezzo milione di euro alle società danneggiate.

Come facevano a rubare tutto quel carburante?

Ma come funzionava esattamente il meccanismo? In modo molto più sofisticato di quanto si pensi. La banda installava skimmer, dispositivi capaci di copiare i dati delle carte, nei distributori tra Trento, Mezzocorona e Lavis.

Le carte clonate venivano poi usate per fare rifornimenti enormi, oppure rivendute sul mercato nero tra i 100 e i 2.000 euro.

erogatore benzina
Come facevano a rubare tutto quel carburante? – mediagold.it

Il carburante, estratto dalle pompe con pompette e tubi collegati a cisterne da mille litri montate su furgoni, veniva stoccato in magazzini o aziende e veniva venduto per 1 euro al litro, tutto in nero.

Un giro da mezzo milione di euro e una banda con ruoli precisi

Non era un gruppo improvvisato. Ognuno aveva un compito: chi piazzava gli skimmer, chi clonava le carte, chi faceva rifornimento, chi smerciava.

Alcuni membri sono stati assolti, come nel caso di un acquirente che si sarebbe limitato a fare benzina a prezzo scontato. Quattordici persone hanno patteggiato pene tra i sei mesi e un anno e tre mesi, altri dieci faranno lavori socialmente utili.

Eni ha rifiutato ogni proposta di risarcimento da parte degli imputati, annunciando che le eventuali somme recuperate verranno donate in beneficenza. Forse per chiudere questa storia con un minimo di giustizia, almeno simbolica.

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