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Lo studio di orme umane, risalenti a 14.000 anni fa, nelle Grotte di Toirano ha rivelato i dettagli di una coraggiosa esplorazione: quella di un gruppo famigliare costituito da cinque individui che ha impresso centinaia di orme sul pavimento della Grotta della Bàsura. Una scoperta importante perché ha consentito, tra le altre cose, di ricostruire per la prima volta al mondo una camminata umana a carponi fossile.

Il fatto che gli esploratori di questo gruppo del Paleolitico Superiore fossero a gambe nude e che non avessero interferito con gli orsi che usavano la grotta come dormitorio invernale, suggerisce che l’esplorazione dell’ambiente ipogeo ebbe luogo in tarda primavera o in estate. Non solo adulti, ma anche bambini furono protagonisti di una esplorazione le cui motivazioni ancora ci sfuggono.

«Il gruppo famigliare – spiega Fabio Negrino docente del Dipartimento di Antichità, Filofosia e Storia dell’Università di Genova che ha lavorato con i colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita Marco Firpo e Ivano Relliniha esplorato la grotta strisciando nell’argilla, superando stretti cunicoli, discendendo ripidi scivoli di roccia e guadando laghi per arrivare nella sala più profonda, a più di quattrocento metri dall’ingresso».

La ricerca effettuata a Toirano è stata promossa dalla Soprintendenza della Liguria e pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale eLIFE.

«E’ stato possibile comprendere il senso delle moltissime orme di animali e persone individuate durante le prime esplorazioni», aggiunge Fabio Negrino. La Bàsura fu scoperta nel suo attuale sviluppo il 28 maggio 1950. Ma a partire dal 2014, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona ha promosso la ripresa degli studi. Esattamente tre anni fa sono state studiate più di 180 tracce umane e animali. Nella prima fase di studio, condotta tra 2016 e 2017, l’attenzione è stata concentrata sulle orme della Sala dei misteri, rivelando – tramite l’uso di formule biometriche – come tutte le impronte fossero riconducibili a tre soli individui. «Scoperta la presenza di un bambino di età inferiore ai tre anni alto circa 87 cm, di un bambino di sei-sette anni alto circa 110 cm e un preadolescente, di circa undici anni, alto circa 135 cm – dice Fabio Negrino – Lungo il percorso, i tre si sono mossi lasciando sulle pareti segni carboniosi e impronte di mani. Il più piccolo ha scavato una buca accucciato nell’argilla, che gli altri due hanno spalmato poi sulla roccia in lunghe scie sinuose».

Una seconda fase della ricerca, condotta sulle orme presenti lungo il Corridoio delle impronte, tra 2017 e 2018, ha rivelato che i tre bambini erano affiancati da due adulti, alti tra 150 e 167 cm, i quali avevano tracciato la via lungo i tortuosi cunicoli di accesso, attraversando stretti passaggi obbligati e procedendo a carponi per lunghi tratti. «È proprio questo l’aspetto più interessante dello studio – aggiunge Negrino – in un cunicolo alto appena 80 cm, è stata per la prima volta al mondo ricostruita una camminata umana a carponi fossile, grazie alle impronte di ginocchia e metatarsi impresse nell’argilla del pavimento. L’impronta di un ginocchio, in particolare, è così ben impressa da mostrare dettagli anatomici sorprendenti, quali la rotula e le inserzioni dei principali muscoli della gamba. La distanza tra l’impronta del ginocchio e delle dita del piede della stessa gamba ha inoltre permesso di ricavare la lunghezza della tibia di uno degli adulti, parametro fondamentale per ricavare le dimensioni di un corpo

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Liguria ha promosso la ripresa degli studi e delle ricerche scientifiche stringendo accordi di collaborazione con MUSE – Museo delle Scienze di Trento, ESI (Evolutionary Studies Institute dell’Università di Witwatersrand – Sud Africa), CONICET (Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas – Argentina), DISTAV (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova), DAFIST (Dipartimento di Antichità, Filosofia, Storia dell’Università di Genova), Università di Pisa (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, DCFS), Museo Archeologico del Finale e Comune di Toirano.

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