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Albenga. La condanna è di quelle pesanti. Negli ambienti sportivi sarà portata come esempio: rispettare l’arbitro è la prima regola prima di iniziare la partita. Chi non rispetta le regole rischia grosso non solo con un’espulsione dai campi di gioco lunga e duratura, ma anche sotto il profilo penale. In Appello è stato condannato a mille euro di multa, 2 mila euro di danni per lesioni dolose e al pagamento di 3200 euro di spese legali Antonio Carbone, ex giocatore del Camporosso. Confermata la condanna di primo grado di due anni fa, ma aumentate le spese legali. A nulla è valso un tentativo di conciliazione tra le parti. Tutta la storia risale al 23 febbraio 2014 quando l’albenganese Valerio Bonavita, difeso dagli avvocati Alessandro Chirivì e Riccardo Villa, (all’epoca aveva 21 anni), fu vittima di una scazzottata negli spogliatoi dello stadio di Camporosso ad opera di Antonio Carbone (che aveva 37 anni), giocatore che aveva appena espulso nel corso della partita contro il Legino. Era il trentaquattresimo del primo tempo quando Carbone, già ammonito due volte, venne espulso con il cartellino rosso. Prima le rimostranze, poi gli insulti diretti all’arbitro infine una brutale aggressione a pugni e a calci. L’intervento di un dirigente del Camporosso fermò il pestaggio. Bonavita, dolorante, decise di sospendere la gara decretando la sconfitta a tavolino della squadra del suo aggressore. Un fatto grave, tanto che a intervenire fu innanzitutto la giustizia sportiva: la Ficg squalificò per cinque anni Carbone definendo questo un «caso emblematico». Ma è stata emblematica la decisione del giudice d’appello Gennaro Romano: condanna confermata e spese legali più gonfie da pagare.

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