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Genova. Nella trattativa tra Banca Carige e i sindacati «l’unica cosa chiara nel piano industriale sono i tagli». Lo afferma Vilma Marrone, della segreteria nazionale della First Cisl, secondo cui «l’azienda continua a non fornire i chiarimenti che le abbiamo chiesto. Così non si fa molta strada».

«Rispetto al piano presentato a febbraio – spiega Marrone – nell’aggiornamento di luglio figura un’ulteriore riduzione di 20 milioni del costo del lavoro. Significa che le 800 uscite in programma potrebbero non bastare? Vorremmo saperlo». Ai commissari «ricordiamo che l’organico, oggi di 4mila lavoratori, era di 5.400 a fine 2013 e sarà di 3mila nel 2023, alla scadenza del piano. Più o meno identica è la dinamica del calo degli sportelli e del numero degli addetti, ma la strategia dei tagli lineari si è già rivelata perdente. Se, al di là dei proclami, l’idea è di trasformare Carige in una boutique finanziaria, non potremo che opporci».

La First contesta anche la gestione delle giornate di solidarietà. «Quest’anno – sostiene Alessandro Mutini, responsabile First nel gruppo – la banca ha deciso di programmare quattro giornate concentrandole nell’ultima parte dell’anno, con pesanti costi per i lavoratori e disagi per la clientela connessi alle difficoltà di erogazione dei servizi di base. Un atto unilaterale che ha vanificato il confronto al tavolo con i sindacati, del tutto in controtendenza con i continui riconoscimenti che i commissari hanno tributato ai lavoratori di Carige».

Dal 29 ottobre, giorno in cui riprenderà la trattativa, per la First Cisl «è necessario un cambio di atteggiamento».

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