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Nel recente comunicato la Regione Liguria segnala il miglioramento, rispetto agli scorsi anni, dei dati sulla “raccolta differenziata” dei rifiuti, ma notevole è ancora la strada da percorrere specialmente in relazione al “problema plastica” : un materiale che inquina l’ambiente e i nostri alimenti perchè viene riciclato con grande difficoltà e si disperde ovunque.

Adesso l’allarme arriva anche da “IFREMER” (Institut Français des Recherches pour l’exploitation de la Mer). Infatti lo scorretto smaltimento dei rifiuti plastici (bicchieri, piatti, bottiglie, cannucce, cassette di polistirolo, sacchetti, ecc.) è all’origine dell’immissione nell’ambiente di ‘armi letali’ per il “Santuario dei cetacei”, per la “biodiversità marina” e per tutta la catena alimentare.

In Italia si riversano in natura mezzo milione di tonnellate di rifiuti plastici a fronte di una produzione di quattro milioni di tonnellate (l’80% proveniente dall’industria degli imballaggi) e l’effetto negativo colpisce proprio il turismo e la pesca anche in Liguria.

I Verdi suggeriscono a quei Comuni savonesi che non hanno ancora adottato provvedimenti mirati, di seguire l’esempio delle Amministrazioni virtuose (es. Pollica e tutti i Comuni “Plastic free”) che hanno emesso precise ordinanze: gli esercizi commerciali sono abbligati a rispettare norme che prevedano solo l’utilizzo di materiale biodegradabile; vietano l’uso e la commercializzazione di manufatti monouso in plastica (contenitori, posate, piatti, bottiglie, ecc.).

Dal 1° gennaio di quest’anno in Germania è addirittura operativa la legge “VerpakG”che obbliga tutti i produttori e gli utilizzatori di imballaggi immessi nel mercato, a partecipare ad un sistema di raccolta e riciclo dei materiali usati (non solo plastica) con sanzioni fino a 200 mila Euro.

La “plastica” è un materiale derivato dal petrolio, con una produzione mondiale di circa 380 milioni di ton. e, secondo l’OCSE(Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), solo il 15% della plastica viene riciclata, il 25% incenerita (rilasciando diossina e gas serra) e il 60% finisce nell’ambiente con tutte le conseguenze che vediamo.

In Europa il riciclo della plastica è di circa il 30% (in Germania il 48%) e tutti discutono del problema, ma scarso è l’impegno per ridurne i danni.

Il PET (PolietileneTereftalato) delle bottiglie e l’ HDPE (Hight Density Polietilene) dei flaconi per detersivi ecc. , sono tra le plastiche più facili da riciclare, mentre il Polipropilene (per tubi e cavi elettrici) e il Polistirolo, sono tra i meno recuperati e riusati.

Lo scarso riciclo si deve anche al fatto che è più conveniente fabbricare e utilizzare plastica nuova(dato il basso costo del petrolio), al posto della plastica riciclata, per la difficoltà a separare i diversi polimeri.

Comunque i risultati migliori si sono ottenuti nei Comuni dove si è applicato un sistema di raccolta “porta a porta spinto” e, al di la delle buone intenzioni , per arginare il problema è necessario ridurre l’uso abnorme di contenitori in plastica, spesso superflui.

Un rapporto delle Nazioni Unite propone incentivi per la progettazione di oggetti in plastica facilmente riciclabili; investimenti per ricerche su sistemi meno costosi di separazione dei polimeri e l’ introduzione di tasse più alte sulla loro produzione.

Certo con la plastica si ottengono tanti oggetti di facile consumo, ma dobbiamo impedire il loro uso irrazionale ed evitare che sostanze tossiche (le microplastiche) si introducano nella catena alimentare per compromettere la nostra salute.

c.s.

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