Tony Chichiarelli, un mistero lungo oltre 40 anni

Antonio Giuseppe Chichiarelli, detto Tony, per le forze dell’ordine era semplicemente un falsario, almeno fino al giorno della sua morte.

Lunedì 19 maggio torna su Rai 1 uno dei format più apprezzati dagli amanti del crime e dei misteri italici, ovvero “Cose Nostre”, la trasmissione condotta da Emilia Brandi: la prima puntata sarà dedicata a un personaggio del quale ancora oggi, a oltre 40 anni dalla sua morte, si conosce molto poco: Tony Chichiarelli, all’anagrafe Antonio Giuseppe Chichiarelli.

Ucciso in un agguato nel 1984, la sua figura resta avvolta nel mistero, con molte domande ancora senza risposta: pregiudicato noto negli ambienti investigativi romani degli anni Settanta, nessuno infatti immaginava che Tony Chichiarelli non fosse solo un semplice falsario, ma che dietro il suo nome si celassero anche segreti inconfessabili, inclusi depistaggi sul caso Moro.

I depistaggi sul caso Moro: che c’entra Tony Chichiarelli

Ci sono due episodi legati tra loro, distanti cinque anni uno dall’altro: nel 1979, due studenti americani scoprono un borsello su un taxi diretto alla discoteca Piper. Dentro ci sono una pistola e una testina rotante IBM, identica a quella usata per alcuni documenti legati al sequestro Moro, in particolare i falsi comunicati n.1 e n.7. In più, ci sono altre quattro schede con progetti di attentati contro Ingrao, Gallucci e Pecorelli.

Poi a piazza Belli a Roma, un redattore de Il Messaggero riceve una soffiata anonima. In un cestino trova una busta con tre proiettili, una lettera firmata “Cellula Romana Sud – Brigate Rosse” e quattro schede dattiloscritte con riferimenti a Mino Pecorelli, Pietro Ingrao, Achille Gallucci e una misteriosa Operazione A.N.A. Qualche giorno prima, c’è stata una rapina alla Brink di Roma.

Questa viene inizialmente rivendicata come un atto di “esproprio proletario” dalle Brigate Rosse. Attraverso le indagini, gli inquirenti arrivano a Tony il Falsario, noto per la sua abilità nel falsificare quadri e documenti. Ucciso nel settembre 1984, il suo tenore di vita era cambiato improvvisamente pochi mesi prima: comprò case, moto, una Mercedes e regalò alla ex moglie un appartamento da 140 milioni di lire.

Che cosa nascondeva Tony Chichiarelli?

Tony Chichiarelli viene collegato alla rapina grazie a una videocassetta trovata in casa con inciso a penna “B-O.K.”: un servizio TV proprio sulla rapina Brink’s. Inoltre, il suo aspetto coincide con la descrizione di uno dei rapinatori: baffi neri, carnagione olivastra, corporatura robusta. Si tratta di un personaggio anomalo: vicino all’estrema destra, non nascondeva simpatie per le Brigate Rosse.

Su di lui si addensano sempre più sospetti: per gli inquirenti, non può essere un semplice ladro e la stessa ex moglie dell’uomo racconta che lui stesso aveva lasciato il borsello nel taxi nel 1979 per depistare le indagini sul caso Moro. Ma perché? Chichiarelli aveva davvero informatori nei Servizi o nella malavita romana? Questa una delle tante domande ancora senza risposta.

Le tante ombre sulla morte di Tony Chichiarelli

A quanto racconta qualcuno che si dice ben informato, Chichiarelli riceveva ordini da un personaggio insospettabile, forse connesso alla cosidetta Operazione A.N.A. Non solo: anche il suo omicidio, avvenuto a Monte Sacro, è pieno di ombre. L’unica testimone parla di un uomo “dalla carnagione scura”, forse sudamericano, facendo pensare a un regolamento di conti per traffico di droga.

Emerge infatti che l’uomo non solo era un abile truffatore, ma spacciava cocaina e parlava di contatti con un gruppo criminale sudamericano, attivo sul territorio romano. Davvero è così oppure Tony Chichiarelli era un ingranaggio di un più vasto meccanismo di manipolazione e depistaggi. Oggi appunto, passati più di 40 anni dalla sua morte, mancano risposte a tante domande.

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