Negli ultimi giorni, molte zone della Penisola sono state bagnate dagli acquazzoni estivi. Ma chi si è mai chiesto da dove viene il caratteristico odore?
La pioggia estiva raccoglie pareri discordanti: alcune persone non amano che interrompa il calore e il sole, rompendo l’atmosfera che l’estate crea con le sue temperature alte e i colori brillanti e addirittura rovinando le vacanze già prenotate da tempo; d’altra parte, ci sono persone che si abbandonano al piacere di una pausa dall’afa e apprezzano squarci d’autunno che sopraggiungono, colorando l’ambiente di nuove tonalità e aiutando a respirare un po’ d’aria fresca.
Anche i proprietari di piccole aree verdi sono contenti di non dover annaffiare le piante per qualche giorno. Insomma, in molti traggono giovamento dai cosiddetti acquazzoni estivi, normalmente potenti e molto brevi. C’è chi apprezza particolarmente persino l’odore inconfondibile che lasciano nell’aria. Ma a cosa è dovuto questo “profumo”?
L’odore della pioggia è ormai familiare a tutti. Ebbene, in pochi sono consapevoli che nasce dalla combinazione di tre fonti diverse, più precisamente da reazioni chimiche e fisiche che avvengono nell’ambiente.
La prima fonte che causa l’odore di bagnato dopo un temporale, è l’ozono, le cui molecole sono formate da tre atomi di ossigeno. L’ozono ha un odore molto vicino a quello che sentiamo in piscina a causa del cloro disciolto in acqua come disinfettante.
I fulmini che sopraggiungono durante un temporale possono rompere le molecole di azoto e ossigeno, portando così alla formazione dell’ozono, poi trascinato a bassa quota dalle correnti che si formano tra le nuvole. Questo rende possibile sentire l’odore della pioggia persino prima che arrivi: è dovuto al fatto che l’ozono può essere trasportato dai venti ben prima dello scoppio del temporale.
La seconda fonte è causa del lato più intenso e vicino al terriccio che sentiamo dopo la pioggia, special modo se l’acqua arriva dopo una serie di giornate di secca. Solitamente appare dopo quella sensazione di pulito e freschezza dovuta all’ozono.
Questo deriva dalla presenza nel terreno di batteri della specie Streptomyces, responsabile della produzione di geosmina, un composto organico che diventa molto odoroso se aumenta l’umidità nell’aria. In aree poco urbanizzate, l’odore di geosmina, quindi l’odore terroso, può superare quell’ozono. Nelle aree urbane, essendoci meno terreni liberi a disposizione dei batteri, si percepisce maggiormente l’odore dell’ozono.
Alla fine, contribuiscono alla formazione dell’odore della pioggia gli oli e le resine prodotti dalle piante. Sono responsabili del lato dolciastro del profumo: l’umidità portata dalla pioggia li fa facilmente viaggiare nell’aria. Ancora oggi ci è ignota buona parte dei componenti di questi oli.
A condurre i primi esperimenti sull’odore della pioggia e dare delle risposte che spiegassero la sua formazione sono stati Isabel Bear e R.G. Thomas, due chimici australiani che operarono cinquant’anni fa facendo seccare l’argilla ed estraendo oli trovati al suo interno. Hanno identificato anche una sostanza giallastra dall’odore molto simile a quello della pioggia. L’hanno chiamata “petricore“, dal greco “pietra” e “linfa”.
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