Il nuovo Papa Leone XIV è americano, nato a Chicago, e ha spiazzato tutti con sua elezione, ma non è l’unica sorpresa che ci ha fatto.
Quando il conclave ha annunciato il nome del nuovo Papa, la sorpresa non è stata solo per la scelta di un outsider.
Era la prima volta nella storia della Chiesa che un Pontefice veniva eletto dal cuore del nord America. Robert Francis Prevost, nato a Chicago nel 1955, è diventato Leone XIV, segnando un punto di svolta nella lunga linea dei successori di Pietro.
Un Papa con l’accento americano, cresciuto nell’Illinois, educato tra le fila dell’Ordine di Sant’Agostino e poi missionario in Perù, laureato in filosofia e in matematica.
Una biografia insolita, che racconta l’incontro tra mondi lontani: la spiritualità delle Ande e la pragmatica concretezza statunitense.
Dopo anni in America Latina, il rientro in Vaticano e l’ascesa rapida nei ranghi più alti della Curia. Il suo stile diretto ma anche mite, il sorriso sempre presente e la capacità di affrontare le tensioni senza alzare la voce lo hanno reso, in pochi anni, uno dei candidati più autorevoli e al tempo stesso più inattesi.
Il giorno della fumata bianca, mentre le campane di San Pietro suonavano a festa, i giornali americani hanno titolato con entusiasmo. Il primo Papa nato negli USA. Un uomo che, pur indossando ora il bianco papale, resta profondamente legato alla sua terra d’origine.
Ma con quell’identità americana, Leone XIV porta con sé anche qualcosa di meno spirituale. Un piccolo dettaglio, rimasto in secondo piano nelle prime ore dopo l’elezione, ma che adesso inizia a far parlare. Non è una questione teologica né politica. Si tratta, più banalmente, di denaro.
Negli Stati Uniti, la legge fiscale impone l’obbligo di dichiarazione dei redditi a tutti i cittadini americani, anche se risiedono all’estero. Ed è qui che il caso di Leone XIV diventa unico. Il Vaticano provvede a tutte le sue necessità come alloggio, trasporti, assistenza personale, e secondo l’IRS, parte di questi benefici potrebbe rientrare nella categoria del “reddito imponibile”.
Nonostante i Pontefici non percepiscano uno stipendio vero e proprio, le norme americane potrebbero richiedere al nuovo Papa di compilare, almeno in teoria, la sua dichiarazione dei redditi. Un fatto mai accaduto con i predecessori di Argentina, Germania o Polonia. Per alcuni esperti fiscali, come riportato dal Washington Post, ci troviamo di fronte a un “territorio inesplorato”.
Un Papa che risponde a Dio… ma che potrebbe anche dover rispondere al fisco americano e versare le tasse nel suo Paese d’origine. Parte dei suoi compensi andranno nelle casse del governo USA? Potrebbe essere un’opzione a cui non potrà sottrarsi, vedremo presto cosa accadrà.
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