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Oggi la riunione della Conferenza delle Regioni in cui si parlerà dell’aggiornamento delle linee guida. Si va verso regole meno stringenti per bar e ristoranti all’aperto, Speranza favorevole. Giovanni Toti: «È il momento di riprogrammare le riaperture dei prossimi mesi, solo così il Paese sarà pronto a ripartire dove il virus lo consentirà»

Dopo le piazze, sono le Regioni a chiedere a gran voce un piano con date precise per la ripresa delle attività economiche e sociali. Difficilmente, dato l’andamento dei contagi, si potrà partire prima di maggio, ma le ipotesi che circolano continuano a prevedere che il primo via libera possa riguardare bar e ristoranti, privilegiando gli esercizi che hanno la possibilità di lavorare (anche) all’aperto nelle zone dove la situazione sanitaria è maggiormente sotto controllo. Le Regioni propongono anche un’estensione del ‘coprifuoco’ almeno fino a mezzanotte, anche se è molto difficile che l’idea possa sedurre chi deve decidere. Se ne dovrebbe discutere domani nella riunione della cabina di regia del governo, mentre oggi si riunirà la Conferenza delle Regioni con all’ordine del giorno anche, appunto, le “valutazioni sull’aggiornamento delle Linee guida per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative”.

Intanto la ministra per gli affari regionali, Mariastella Gelmini, si è detta convinta che «già questa settimana definiremo il cronoprogramma per le riaperture», anche se «dobbiamo procedere con cautela, per evitare di commettere errori e dover richiudere». Nel giorno in cui un gruppo di attori e artisti ha occupato simbolicamente il Globe Theatre di Roma in segno di protesta, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha da parte sua assicurato che farà «tutto il possibile per garantire una riapertura», ma in sicurezza. L’esponente Pd ha aggiunto di aver chiesto di «ampliare, nelle zone gialle, la capienza dei locali e passare dal 20 al 50%, dunque fino a 500 persone al chiuso e 1000 all’aperto, con la possibilità alle Regioni di concedere deroghe per luoghi che diano la disponibilità di una capienza maggiore». Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, si è detto infine speranzoso sul fatto che «già la settimana prossima, sulla base dei dati, si possano dare segnali concreti di speranza».

Sib: «dal ministro Garavaglia ok a partire il 15 maggio»

«Il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia ci ha comunicato che ha già proposto al Ministero della Salute l’avvio della stagione balneare per il prossimo 15 maggio sulla base delle linee guida già sperimentate con successo la scorsa stagione». Così Antonio Capacchione, presidente del Sib, Sindacato italiano balneari aderente a Fipe-Confcommercio, al termine di un incontro con il rappresentante dell’Esecutivo, nel corso del quale il Sib ha «evidenziato la necessità di avere date certe per l’avvio della stagione balneare al fine di pianificare il lavoro di allestimento delle spiagge, nonché per permettere alla clientela italiana ed estera di programmare le proprie vacanze». Secondo Capacchione, ci sono «diversi mercati esteri (Germania in primis) interessati alle vacanze già dal prossimo mese di maggio in occasione della festa della Pentecoste, periodo nel quale i Paesi di lingua tedesca iniziano un periodo di ferie. C’è l’urgenza, pertanto, di indicare una data certa per non perdere importanti fette di domanda turistica in favore di Paesi nostri competitori nel mercato internazionale delle vacanze. Per quanto riguarda le modalità operative abbiamo sottolineato che quelle adottate nello scorso anno hanno già dimostrato di essere valide ed efficaci».

Infuria la polemica politica

Da una parte c’è chi, come Matteo Salvini, dice che «laddove la situazione sanitaria è sotto controllo bisogna riaprire già da domani». Dall’altra chi, come Enrico Letta, per il quale «dobbiamo mettere la parola fine al ‘toto data’. Questo scontro sulle date non fa bene a nessuno, un politico che dà date dà i numeri al lotto». Per il segretario del PD «il tema è dire quando e a quali condizioni si riaprirà: sono due le condizioni chiave: aver vaccinato tutti gli over 60 e avere un tasso di contagio attorno o sotto i 50 ogni 100mila abitanti per sette giorni di fila. Si riaprirà il giorno in cui questi due elementi saranno sicuri». Sulla stessa linea il ministro della Salute, Roberto Speranza: «ad aprile conviene tenere ancora la massima prudenza. A maggio, a seconda dei parametri del contagio e della capacità di vaccinare i fragili ci possono essere le condizioni per misure meno restrittive come quelle della zona gialla. Però voglio essere chiaro: dobbiamo avere grande cautela e prudenza. Continuare con un percorso di gradualità». 

Mario Draghi: «nessuna data certa per le riaperture»

Per le riaperture una data non c’è, dipenderà dall’andamento della campagna di vaccinazione. In conferenza stampa a Palazzo Chigi il premier, Mario Draghi, lo ha detto chiaro e tondo confermando quanto da giorni filtrava dalla sede dell’esecutivo. L’ex presidente della Bce lo aveva appena ribadito al leader della Lega, Matteo Salvini, al termine del quale quest’ultimo aveva comunque aperto uno spiraglio («non si può vivere in rosso a vita. In base ai dati ci sono almeno sei regioni italiane in cui si potrebbe riaprire. Conto che si possa fare in aprile»).

Draghi, in ogni modo, trova «normale chiedere le riaperture, sono la miglior forme di sostegno», ma appunto per valutarne la possibilità «inseriremo il parametro delle vaccinazioni per le categorie a rischio». E si guarderà anche all’andamento nelle singole regioni per valutare un allentamento della stretta: «è chiaro che nelle regioni che sono più avanti nelle vaccinazioni ai più fragili  e vulnerabili sarà più facile riaprire».

Per quanto riguarda il turismo, il presidente del Consiglio ha di fatto avallato l’auspicio del ministro Garavaglia per la riapertura al 2 giugno«è la nostra festa nazionale e potrebbe essere una data delle riaperture per noi». «Garavaglia dice a giugno. Speriamo, magari anche prima, chi lo sa. Non diamo per abbandonata la stagione turistica, tutt’altro», ha aggiunto. Intanto, in vista della stagione turistica estiva, prende piede la proposta di rendere le isole “covid free”, come sta facendo la Grecia. Garavaglia è d’accordo (“possiamo farlo”) e con lui i presidenti di Sardegna e Sicilia, Christian Solinas e Nello Musumeci, che chiedono a Draghi di «avere il coraggio» di andare oltre la proposta di vaccinazione delle sole isole minori e puntare a immunizzare con il vaccino l’intera popolazione delle due isole più grandi isole del Mediterraneo e «a spiccata vocazione turistica», che «possono garantire numeri importanti per la ripresa dell’economia nazionale». Si tratta comunque di un’ipotesi destinata a non prendere corpo, sai per la protesta delle altre Regioni, sia per il fatto che l’ultima ordinanza, che prevede come categorie prioritarie da vaccinare quelle degli over 80 e dei fragili, ha valenza nazionale e non prevede eccezioni.

Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha parlato invece del passaporto vaccinale, una possibilità allo studio del governo, come hanno fatto altri Paesi, per attrarre i turisti. «Lavoriamo – ha detto – a un “green pass” con tre condizioni, il vaccino, avere avuto il Covid e il tampone negativo. Non è discriminatorio e da noi esiste già in Sardegna».

Il “balletto” delle date, 20 e 30 aprile

Gli scontri di piazza avvenuti qualche giorno fa a Roma non cambiano sostanzialmente il quadro d’insieme: nonostante il pressing delle forze politiche di centrodestra, che chiedono legittimamente un calendario delle riaperture con date certe sicure e per dare certezze ai settori e agli operatori economici più in crisi, bisognerà attendere comunque il 30 aprile. Ovvero, la data prevista dal decreto con le misure anti Covid attualmente in vigore. Questo perché i dati non consentono ancora allentamenti, come dimostra ad esempio la situazione di Palermo dove il sindaco ho dovuto chiedere alla Regione di instaurare la zona rossa (fino al 14 aprile) dopo aver superato un’incidenza di 275 casi ogni 100mila abitanti.

In ogni caso, se ne è parlato anche al “tavolo” tra Governo e Regioni. «È il momento di riprogrammare le riaperture dei prossimi mesi, solo così il Paese sarà pronto a ripartire dove il virus lo consentirà», ha detto il presidente della Liguria, Giovanni Toti, appoggiato dal “collega” dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, per il quale «se dopo il 20 aprile i numeri saranno migliori perché non aprire qualche attività?». Data ribadita dalla ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini: «delle riapertura da maggio ci saranno, forse qualcosa anche dal 20 aprile».

Per il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, comunque, «dal 20 aprile potremmo porci la domanda se anticipare le riaperture o far scivolare tutto ai primi di maggio. Se i numeri miglioreranno, e penso di sì, potremmo fare una scaletta partendo da quelle attività che possono farlo in sicurezza»

Garavaglia: «presto date certe per la ripartenza del turismo»

«È fondamentale dare date certe, perché ogni giorno che passa perdiamo potenziali clienti. Penso che nel giro di qualche giorno saremo in grado di dare date certe». Così il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che nel corso di un incontro alla Stampa estera, alla domanda «Quando riapriranno gli alberghi?» ha risposto che «l’anno scorso abbiamo aperto a metà maggio, non vedo perché non possa essere così anche quest’anno». Mentre per la ripresa del turismo estero, «non sono in grado di dare una risposta certa sulle date – ha ammesso – però in Francia Macron dice che il 14 luglio apriranno tutto, noi abbiamo il 2 giugno come festa nazionale e speriamo che sia la data giusta».

Parole, queste, apprezzate dal presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, per il quale «le parole del ministro sono sacrosante. Un albergo non è come un negozio o un bar che da un giorno all’altro riapre, un albergo ha bisogno di programmazione: deve accettare le prenotazioni, fare campagne sui Paesi italiani e stranieri, inserire le date sui portali. Non esiste settore come il nostro che abbia bisogno di programmazione».

Confturismo: «il 2 giugno è troppo tardi»

«Dateci una data, ma non il 2 giugno: sarebbe troppo tardi». È la posizione di Confturismo, il cui vicepresidente Marco Michielli spiega che la data giusta, già indicata dal ministro Garavaglia, sarebbe quella del 15 maggio, «la stessa della Grecia, in coincidenza con la Pentecoste, che rappresenta il primo grande afflusso di turisti del Nord Europa nel nostro Paese. Spostare tutto al 2 giugno ci farebbe andare oltre la Pentecoste, che è da sempre il viatico di una buona stagione ovunque«. Per questo Confturismo chiede al responsabile del Turismo, «comprendendo le sue difficoltà», di «dialogare con il collega alla Sanità per poter uscire ufficialmente con la data del 15 maggio: a quel punto la clientela tedesca potrà prenotare e arrivare nelle nostre località, considerato che le ferie non si possono fissare all’ultimo momento».

Agis: «l’obbligo di tampone per il pubblico sarebbe discriminante»

Obbligare gli spettatori a presentare un tampone effettuato almeno 48 prima per accedere a un evento sarebbe «un elemento di discriminazione sociale, oltre che un ulteriore disincentivo alla partecipazione». Lo sostiene l‘Associazione generale dello spettacolo (Agis-Confcommercio) commentando alcune ipotesi circolate sulla riapertura dei luoghi di spettacolo, che prevedono anche l’obbligo di utilizzo di mascherine Ffp2 e un numero massimo di spettatori ammessi.

A quest’ultimo proposito l’Associazione sottolinea che non si può «in alcun modo ipotizzare una capienza fissa che non tenga in considerazione la reale dimensione della sala» e ribadisce la proposta di «un limite massimo di capienza calcolato detraendo dal numero dei posti autorizzati dalla Commissione di Vigilanza quelli necessari a garantire il distanziamento di almeno un metro tra le rime buccali», fermo restando che «non sono tenuti all’obbligo del distanziamento interpersonale i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi o le persone che in base alle disposizioni vigenti non sono soggette a tali disposizioni».

Quanto alle mascherine Ffp2, Agis  si dice d’accordo con «la possibilità del loro utilizzo e distribuzione, ma a patto che questa ulteriore restrizione sia funzionale ad un aumento della capienza delle sale, restando fermo che sarà necessario un sostegno economico che possa contenere l’eventuale aggravio di costo per i gestori, qualora dovessero essere loro a fornirle».

Intanto il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha incontrato i membri del Comitato Tecnico Scientifico presentando alcune proposte per consentire che la riapertura di teatri, cinema e sale da concerto, già prevista nelle “zone gialle”, possa avvenire con una maggiore presenza di pubblico.

c.s.

Crediti immagini: Marco Trulla

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