È tornata a 2,8 miglia dalla costa di Capo Mele, la boa meteo marina gestita da Arpal: uno strumento, unico nel suo genere, realizzato nel 2012 grazie a un finanziamento di Regione Liguria. Nonostante le precauzioni prese anche con l’aiuto della Capitaneria di Porto, la boa è stata involontariamente disormeggiata in un paio di occasioni, finendo una volta addirittura in Sardegna. Tuttavia, ha fornito tutti i dati della mareggiata più intensa degli ultimi 50 anni, quella fra il 29 e il 30 ottobre 2018: 10.31 metri l’altezza massima, 6.41 metri l’altezza significativa, 12 secondi il periodo massimo, dati tipici delle onde dell’oceano Atlantico, non del Mediterraneo.
Nei mesi scorsi la boa, con un diametro di circa due metri, ha visto un completo restyling tecnologico sviluppato nell’ambito dei progetti europei Sicomar Plus e GIAS del Programma Marittimo Interreg Italia-Francia. Alimentata a pannelli solari, è dotata di strumentazione elettronica per la raccolta dei dati e la misura di grandezze meteorologiche, ondametriche e oceanografiche, che invia con cadenza frequentissima, direttamente dall’Osservatorio Meteo Idrologico della Regione Liguria, accessibile anche dal sito Arpal, per la Protezione Civile, per la sicurezza della navigazione, per la pesca, la progettazione di opere costiere, per studi e ricerche.
«Si tratta di uno strumento altamente tecnologico, che ci consentirà di avere dati plurimi sull’aspetto dei moti ondosi, sulla temperatura del mare e sui cambiamenti climatici che abbiamo di fronte – osserva l’assessore all’Ambiente e Protezione civile della Regione Liguria Giacomo Giampedrone – e ovviamente ci deve consentire di immagazzinare il più alto numero di dati possibile per poter orientare al meglio le nostre azioni in termini di prevenzione e anche di prevedibilità di alcuni fenomeni che, come abbiamo visto nella mareggiata del 2018, anche a causa dell’azione del mare possono essere molto impattanti e intensi. Dal 2019 questo strumento ha iniziato la propria evoluzione, grazie anche a risorse europee: oggi rimettiamo in acqua una boa rinnovata, con la consapevolezza di aver realizzato da allora ad oggi una serie di interventi di difesa a mare che superano abbondantemente i 500 milioni di euro e che penso abbiano traguardato una grande efficacia dal punto di vista strutturale alla difesa della costa e anche abbellito il nostro territorio». «Il sistema della Protezione civile oggi ha fatto passi da gigante rispetto al passato, investendo risorse, tempo ed energie non solo per il ripristino dei danni provocati dalle ondate di maltempo ma anche – prosegue l’assessore – e soprattutto per aumentare la resilienza dei territori, in modo che al ripetersi di quegli eventi calamitosi gli effetti negativi al suolo siano infinitamente inferiore rispetto al passato e non si faccia male nessuno. Su questo ruota la giornata odierna e ruota anche il Pnrr, che significa Piano nazionale di ripresa e resilienza, una parola che è stata scelta per mettere in campo azioni concrete come abbiamo fatto in Liguria».
Soddisfatto il direttore generale di Arpal Carlo Emanuele Pepe: «La giornata di oggi è frutto anche della grande collaborazione con il Comune e con il porto di Andora, che è molto sensibile alle attività di Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente ligure, a cui propone anche azioni in partnership. Finalmente rimettiamo in mare la boa, l’unico strumento di questo tipo nel mar Ligure».
Soddisfazione anche da parte del sindaco di Andora Mauro Demichelis che aggiunge: «Per noi è un grande onore essere stati scelti per questa iniziativa di posizionamento di questo strumento utile a fornire dati utilissimi per la difesa dell’ambiente e per i diportisti è molto importante anche l’aggregazione tra Arpal e Regione Liguria su tutti gli aspetti per la tutela del territorio. Per questo ringrazio l’assessore Giampedrone».
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