Definitivamente scontata la pena per Giovanni Brusca, l’uomo che azionò il telecomando nella strage di Capaci e che è diventato poi pentito di mafia.
L’uomo che azionò il telecomando che fece saltare in aria un pezzo di autostrada tra Palermo e Capaci, il 23 maggio 1992, da fine maggio è una persona libera, che ha scontato il suo debito con la giustizia italiana. Infatti, Giovanni Brusca, il boss di San Giuseppe Jato che è accusato di essersi macchiato di decine di omicidi, e molti li ha confessati, così come ha confessato il suo ruolo nella strage di Capaci, non dovrà più restare nemmeno in regime di libertà vigilata.

Nella strage di mafia del 23 maggio 1992, come si ricorderà, morirono il giudice Giovanni Falcone, sua moglie, la magistrata Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta. Dopo un primo falso pentimento, Giovanni Brusca collaborò davvero con la giustizia italiana, ottenendo tutti i benefici della legge sul pentitismo, peraltro fortemente voluta anche dallo stesso Falcone. Nel 2021, tra mille polemiche, aveva ottenuto dal magistrato di sorveglianza la libertà vigilata, imposta per quattro anni.
Chi è Giovanni Brusca, colpevole di crimini terribili
La sua vita è radicalmente cambiata negli ultimi anni: oggi vive sotto stretta sorveglianza grazie al programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Non solo: sono passati 33 anni da quei drammatici fatti e quello che all’epoca era un giovane e rampante rampollo di Cosa Nostra, legato direttamente a Totò Riina e ai Corleonesi, tanto da essere destinato a prenderne il posto, se non fosse stato arrestato nel 1996, oggi di anni ne ha 68 compiuti.

Soprannominato lu verru, ossia il maiale, o anche lo scannacristiani, è stato forse il più feroce dei killer di mafia, condannato peraltro per la morte atroce di Giuseppe Di Matteo, un ragazzo di 15 anni che venne strangolato e sciolto nell’acido, dopo essere stato rapito, come ritorsione per il pentimento di Santino Di Matteo, papà dell’adolescente. Giovanni Brusca venne arrestato insieme al fratello e – ironia della sorte – stava guardando in tv un film su Giovanni Falcone.
Come si è arrivati alla sua scarcerazione
Giovanni Brusca ha sostanzialmente seguito tutto l’iter riservato ai collaboratori di giustizia e che porta alla libertà definitiva, in particolare negli ultimi quattro anni, non è potuto uscire dall’Italia, i suoi movimenti sono stati costantemente monitorati e ha dovuto mantenere l’anonimato per motivi di sicurezza. Nel frattempo, questo un altro elemento di critica da parte di chi ritiene assurda la sua scarcerazione, ha goduto di un sussidio mensile di circa 1.000 euro, più un altro per il figlio, elargiti dallo Stato.

Attualmente, vive in una località segreta e sotto falso nome, rimanendo nel più stretto anonimato, ma contestualmente dovendo stare molto attento a un rigido sistema di regole che è tenuto a rispettare. In cambio, ogni sua spesa sarà coperta dallo Stato anche in futuro. Questo fa parte dell’accordo stretto con la giustizia, grazie al quale Giovanni Brusca ha evitato l’ergastolo: l’ormai anziano ex killer di mafia, pubblicamente, ha manifestato più volte il pentimento per quello che è il suo passato.