Iniziato ieri il maxi incidente probatorio che dovrebbe portare a novità sul delitto di Garlasco, ma come stanno finora le cose?
A quasi 18 anni dalla morte di Chiara Poggi, come noto, il caso del delitto di Garlasco è stato riaperto ed è stato indagato Andrea Sempio, un amico del fratello della vittima. Per quel delitto, sempre come ampiamente noto, è stato condannato in via definitiva il fidanzato dell’epoca della vittima, Alberto Stasi, che peraltro sta ormai finendo di scontare la sua pena. Intanto, è in corso un maxi incidente probatorio a Milano per analizzare reperti mai esaminati o con risultati dubbi.

Due scatoloni di reperti sono stati aperti: provenivano dall’Università di Pavia e dal Comando carabinieri di Milano, e ci sono ben undici esperti al lavoro. Si tratta di periti del tribunale, consulenti delle parti, genetisti e dattiloscopisti, che stanno esaminando reperti biologici e impronte. Non tutti i reperti presi in considerazione nella giornata di ieri, 17 giugno, data ritenuta cruciale nelle indagini, sono stati al momento esaminati.
Quali sono i primi e immediati risultati dell’incidente probatorio per le nuove indagini sul delitto di Garlasco
Abbiamo però dei primi e più immediati risultati che occorre tenere in considerazione, per capire a che punto è l’indagine e che cosa potrebbe emergere da questo maxi incidente probatorio nei confronti di Andrea Sempio. Sono state analizzate 18 delle 30 fasce contenenti impronte digitali, compresa la famigerata impronta numero 10, trovata sulla porta d’ingresso e considerata “contatto papillare importante”.

Nello specifico, questa non appartiene né a Stasi e né a Sempio, e su questo anche il consulente della famiglia di Chiara Poggi, Dario Radaelli, esprime dubbi su come siano stati conservati questi reperti. Quello che però ci tiene a sottolineare è che la famiglia della vittima “è ricaduta nel baratro che ha già affrontato 18 anni fa. Ci aspettiamo questa volta una soluzione definitiva”. Un’altra certezza emersa dall’esame dei reperti di ieri è che nessuno di questi contiene tracce di sangue.
Cosa ci dicono i referti esaminati e il caso dell’impronta numero 33
Nel frattempo, è stata creata una road map per accertamenti da concludere entro il 17 settembre, con udienza fissata per il 24 ottobre: sarà quella la data in cui verosimilmente si saprà qualcosa in più sul presunto coinvolgimento di Andrea Sempio o di ignoti in concorso nel delitto di Chiara Poggi. I reperti finora esaminati includono: frammenti di tappetino da bagno, confezioni di alimenti, sacchetti della spazzatura, mentre non c’è la traccia n.33, attribuita a Sempio e prelevata sulle scale, la provetta sarebbe scomparsa.

Si tratta di un elemento che però era già stato considerato, perché l’impronta 33 era stata trovata su una parete vicino a dove si trovava il corpo di Chiara Poggi, ma era già risultata negativa al test del sangue, quindi non conteneva tracce ematiche. Ora, si voleva analizzare di nuovo quell’intonaco per vedere se con metodi più moderni si potessero trovare tracce di sangue o DNA. Invece, l’intonaco non si trova più tra i reperti: è andato perso o non è mai stato conservato correttamente.
Il maxi incidente probatorio, proprio su richiesta della famiglia Poggi, vedrà il confronto tra le tracce biologiche recuperate e i DNA non solo di Andrea Sempio e Alberto Stasi, ma anche di tutti i familiari della vittima, amici e soccorritori. L’interesse è che dopo questi accertamenti il caso possa definitivamente dirsi chiuso. Infatti, la richiesta delle parti è di estendere il confronto a chiunque sia entrato nella casa o venuto a contatto con Chiara Poggi.