I referti rinvenuti a casa Poggi che sono stati analizzati solo ora non portano sostanziali novità rispetto a quello che è l’impianto processuale.
Chi pensava che dall’analisi dei nuovi referti mai presi in considerazione dopo la morte di Chiara Poggi venisse fuori il Dna dell’assassino misterioso e non ancora scoperto, si dovrà ricredere almeno per il momento: nella spazzatura analizzata, infatti, non ci sono tracce biologiche diverse da quelle della vittima e del suo ex fidanzato, Alberto Stasi, che per quel delitto è in carcere, con sentenza passata in giudicato.

Adesso per step: il caso di Garlasco è stato riaperto con un maxi incidente probatorio a Milano, per analizzare reperti mai esaminati o dai risultati incerti. Nonostante Alberto Stasi sia stato condannato in via definitiva, l’inchiesta ora coinvolge Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. La nuova inchiesta potrebbe chiarire nuovi aspetti, ma non mancano dubbi sull’effettiva utilità dei reperti analizzati.
Quali sono i nuovi referti analizzati nelle indagini sul delitto di Garlasco
Questo perché ci sono elementi che vengono ritenuti interessanti, come la famigerata impronta 33, ma che sarebbero scomparsi, mentre ad esempio è lo stesso avvocato di Andrea Sempio che pone dei dubbi rispetto alla necessità di rovistare nella spazzatura alla ricerca di nuovi indizi. Fatto sta che – come noto – nella prima giornata di incidente probatorio sono stati 18 gli elementi analizzati e al momento non emerge nulla di eclatante.

Innanzitutto, viene confermato che sul referto numero 10 non ci sarebbero né le impronte di Alberto Stasi, né quelle di Andrea Sempio, mentre in queste ore emergono dettagli su ciò che è stato trovato su tutta una serie di oggetti che appunto erano stati gettati nell’immondizia. Si tratta di oggetti inusuali, ma al contempo di uso comune, come ad esempio possono essere appunto due vasetti di yogurt, un brick di tè e una buccia di banana.
Dove è stato trovato il Dna di Alberto Stasi e che cosa significa questo
Su tutti questi oggetti contenuti nell’immondizia, c’è solo il Dna di Chiara Poggi, eccezion fatta per una cannuccia, quella del brick di tè, che conterrebbe anche il profilo genetico di Alberto Stasi, condannato già in via definitiva a 16 anni di reclusione. Cosa significa questo? Praticamente nulla, se si pensa che il giovane uomo all’epoca disse di aver cenato con la vittima la sera prima dell’omicidio e che anche ci fosse un collegamento tra la cannuccia e il delitto, non aggraverebbe una posizione già passata in giudicato.

Il prossimo step sarà l’analisi dei fogli di acetato su cui vi sarebbe materiale genetico, quindi andrà anche capito a chi va attribuita l’impronta numero 10 trovata sulla porta e che come detto non è né di Stasi, né di Sempio. Infine, durante la trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ è emerso che ci sarebbe un’impronta mai analizzata sul telefono di casa Poggi, che potrebbe essere “la firma dell’assassino che riattacca la cornetta” e su cui sembra verranno fatti approfondimenti.