Le indagini sul delitto di Garlasco proseguono incessanti, ma i genitori di Chiara e Marco Poggi ora hanno deciso di parlare chiaro con una foto che vuole spegnere le illazioni.
A distanza di quasi 18 anni e nonostante una condanna definitiva, si è tornati a parlare ormai da qualche tempo con cadenza quotidiana e praticamente in tutte le trasmissioni di cronaca del delitto di Garlasco, quello in cui ha perso la vita Chiara Poggi il 13 agosto 2007 a soli 26 anni. La giovane in quel periodo si trovava a casa da sola, avendo deciso di non seguire i genitori e il fratello Marco in una vacanza in Trentino, come erano soliti fare, convinta di poter approfittare di questo periodo per stare vicino al fidanzato Alberto Stasi, che era da poco tornato da qualche giorno trascorso a Londra.

A trovarla senza vita è stato proprio il ragazzo, che era stato con lei la sera prima a cena. Allarmato dalle numerose chiamate fatte a lei senza ricevere risposta, questo il suo racconto, il giovane si è recato personalmente sul posto scavalcando il cancello trovando la ragazza in un lago di sangue. Lui si è sempre professato innocente (e in due processi è stato assolto), ma questo non è bastato per evitare la pena a 16 anni di carcere che gli è stata poi inflitta dalla Cassazione e che sta ancora scontando (è in semi libertà). La Procura di Pavia sembra però avere dubbi su come sono andate le cose, per questo ha scelto di riaprire il caso, anche se quello che sta accadendo recentemente non sembra minimamente piacere alla mamma e al papà della vittima.
La dura presa di posizione sul delitto di Garlasco
Cercare la verità ed eliminare ogni dubbio, nonostante ci sia attualmente una persona, Alberto Stasi, che sta scontando una condanna a 16 anni di carcere per omicidio. Questo è quello che ha spinto la Procura di Pavia a tornare a indagare sul delitto di Garlasco, ma da cui emergono per ora pochi dettagli. Il loro lavoro è partito in realtà da un’altra indagine che coinvolge alcune delle forze dell’ordine implicate in quel terribile fatto di cronaca, che non avrebbero agito in modo del tutto corretto.
In attesa di capire se ci saranno nuovi responsabili della morte di Chiara, negli ultimi giorni sono emerse forte perplessità sulla posizione di Marco Poggi, il fratello della vittima, al punto tale da ipotizzare che potesse essere a casa e non in Trentino insieme ai genitori. Tutto è scaturito da un’intervista fatta dal settimanale ‘Giallo’ all’albergatore che gestiva la struttura dove soggiornava la famiglia quell’estate, come faceva ormai da anni, che non ricordava di avere visto il ragazzo.

Stanchi di subire voci che ritengono infondate, la coppia ha voluto uscire nuovamente allo scoperto parlando ai microfoni di ‘Quarto Grado’, come fatto in passato. In questa occasione hanno mostrato alcune foto che sarebbero state scattate proprio il giorno della morte della loro primogenita. I tre erano in un rifugio prima di concludere anzitempo la loro vacanza e tornare a casa.
“Proviamo un’enorme amarezza. Chi ha scritto queste cose non ha alcun senso del pudore – ha detto la mamma, Rita Preda, alla trasmissione in onda su Retequattro -. In queste ore ci siamo dedicati a recuperare ogni singola fotografia scattata quel giorno, il 13 agosto. In questo modo vogliamo dimostrare una volta per tutte che nostro figlio era con noi”.
I Poggi ritengono sia stato doveroso fare dichiarazioni chiare, smentendo chi ha sempre dubitato della loro versione dei fatti. “Per far tacere queste voci, come il doppio cellulare, l’amante e quanto ce n’è. Così smentiamo anche questo con documentazioni. Non c’è quindi solo la nostra parola. Mettono in dubbio anche noi genitori: cosa diciamo, cosa nascondiamo, cosa non vogliamo dire. Dicono che abbiamo dei segreti, e via discorrendo…Così mettiamo a tacere un po’ tutti” – sono state invece le parole di papà Giuseppe.
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A confermare il loro racconto la mamma di Alessandro Biasibetti, amico di Marco e di Andrea Sempio (il nuovo indagato), che era con loro in montagna. Basterà a fermare le voci? Forse no, c’è addirittura chi ha già dubitato che quelle immagini siano vere e intenzionato a non credere al contrario. Maggiore chiarezza potrà certamente arrivare non appena si saprà qualcosa in più in merito al lavoro attuale degli inquirenti.