Dopo l’attacco del premier Meloni ai fondi nel cinema, arriva la replica dei produttori del film di Claudio Amendola: “nessun cachet milionario pagato”.
I finanziamenti pubblici al cinema sono al centro dell’attenzione e degli attacchi della politica ormai da qualche settimana. Nei giorni scorsi il premier Meloni, intervenuta al forum organizzato da Bruno Vespa, ha aspramente attaccato il sistema di finanziamento portando ad esempio il film I Cassamortari di Claudio Amendola. Oggi arriva la replica dei produttori della pellicola.

La cronaca nera delle ultime settimane ha scoperchiato un vaso di Pandora nel mondo del cinema. Il duplice omicidio di Villa Pamphili e la scoperta che l’unico indagato, Francis Kaufmann, avesse ottenuto dal ministero della Cultura un’ingente somma di denaro per un film inesistente, ha posto necessaria la questione sul finanziamento pubblico al cinema.
Intervenuta in videocollegamento al Forum in Masseria organizzato da Bruno Vespa, Giorgia Meloni ha aspramente attaccato la Tax Credit. Parlava di epilogo drammatico, riferendosi alla vicenda Kaufmann e agli 800mila euro intascati, ultimo tassello di “un sistema che negli anni ha generato vere e proprie truffe” con cachet milionari pagati ad attori e registi mentre le sale non rendevano. Tra gli esempi, il Premier cita anche I Cassamortari, film di Claudio Amendola del 2022 che è stato un vero flop al botteghino.
Quegli appena 490 euro di incasso dalle sale rispetto al milione e duecentocinquantamila euro di sostegno pubblico ottenuto hanno rappresentato l’emblema, secondo Meloni, di un sistema che va cambiato, un tema questo caro al partito del Premier. A distanza di qualche giorno arriva però la replica dei produttori del film.
I produttori del film: “quella di Meloni è solo una parte della storia”
La provocazione di Meloni ha attenuto risposta. A farlo sono stati i produttori della pellicola, Paglia e Cocuzza, che amareggiati per le parole di Meloni hanno sottolineato come quella fosse solo una parte della storia. Il film arrivò nelle sale in versione limitata a causa delle normative pandemiche e post-pandemiche.

Si spiegano in questo modo, secondo i produttori, gli incassi ridottissimi, ma soprattutto sottolineano come i veri introiti della pellicola siano arrivati dalle piattaforme streaming. Un successo, in questo ultimo caso, che ha spinto i broadcaster e piattaforme a richiedere addirittura la produzione di un sequel.
La nota dei produttori ha poi toccato anche il tema dei cachet: nessuna somma ingente è stata sborsata per pagare registi o attori, sono invece stati spesi milioni per pagare stipendi, ritenute di acconto, contributi previdenziali e fatture per i lavoratori del settore e aziende che forniscono servizi al mondo delle produzioni cinematografiche.
Niente “soldi buttati”, insomma, secondo i produttori con una pellicola che ha invece generato introiti e soprattutto creato diverse centinaia posti di lavoro.