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Quale futuro si vuole dare alle nostre località? E soprattutto, è questo il modo di creare nuove risorse economiche a medio e lungo termine?

Spesso si parla di rilancio dell’attività turistiche nella nostra località anche in relazione ai nuovi mercati e alla domanda di servizi efficienti e di qualità da parte di utenti sempre più abituati alla mobilità e a maggiori confort offerti.

Nel nostro territorio esistono strutture turistiche adeguate tuttavia, molte risultano essere non più rispondenti dagli standard richiesti dal turismo nazionale e internazionale.

Si stanno consolidando tendenze che determinano in modo sempre più diffuso l’offerta ricettiva: l’incremento di microstrutture con poche camere (B&B, Airbnb e affitta-camere) e con dotazioni low cost e una generale trasformazione di vecchi alberghi obsoleti in nuovi complessi residenziali di seconde case.

Nel territorio sono presenti immobili storici o vecchie strutture abbandonate che nel corso degli ultimi decenni sono stati trasformati in appartamenti e residence. Tali trasformazioni, inizialmente utili a convertire un patrimonio fatiscente in rinnovati edifici residenziali, hanno gradualmente creato un esubero di offerta residenziale. L’amministrazione favorisce lo svincolo urbanistico di alberghi e pensioni oramai fuori norma per costruire appartamenti. Gli esempi sono tanti, recentissimi sono gli svincoli dell’Hotel Lucculliana e pensione Giovanna appena approvati.

L’effetto a lungo termine di continue immissioni sul mercato di seconde case, dà luogo ad un deprezzamento del valore immobiliare sul nostro territorio, e soprattutto crea un numero imponente di case vuote che si aggiungono a discutibili nuovi interventi ad uso residenziale sulle nostre colline, altamente impattanti. Il rischio incombente è creare condomini vuoti 11 mesi all’anno e una cittadina impoverita di servizi ricettivi adeguati.

Sarebbe utile chiedersi se un incremento del residenziale così massiccio sia auspicabile o se, al contrario, sia necessaria una riqualificazione delle vecchie strutture secondo nuovi modi di vivere l’esperienza turistica.

Quale futuro si vuole dare alle nostre località? E soprattutto, è questo il modo di creare nuove risorse economiche a medio e lungo termine?

Le ultime statistiche nazionali mostrano un notevole incremento della richiesta di hotel upscale e luxury per fasce di mercato sempre più presenti sul territorio nazionale e, contemporaneamente di strutture di fascia mid scale – economy che rispondano alle esigenze di un turismo a prezzi contenuti ma comunque esigente, abituato a buoni livelli di confort, molto spesso connotati da un design originale e creativo. Queste nuove proposte che si affacciano sul mercato dell’hospitality, sono un interessante motivo di riflessione sulla riqualificazione del nostro patrimonio. L’offerta alberghiera di queste nuove formule è imperniata sull’architettura degli spazi e sui nuovi standard dei servizi di accoglienza. Diversamente dalle strutture alberghiere tradizionali, che tendono alla standardizzazione, privilegiano altre caratteristiche come la componente esperienziale, le tradizioni, la natura e il territorio.

I nuovi modi di usufruire della vacanza richiedono una visione del turismo non solo incentrato sulla balneazione, ma su un sistema articolato sul territorio che può offrire tantissime opzioni: artistico-culturale, enogastronomico, sportivo e ambientale. Questo implica innanzitutto fare rete con i comuni limitrofi per articolare e potenziare l’offerta turistica e ampliare la tipologia dei fruitori.

L’albergo come forma di accoglienza deve superare il concetto di posto dove stare e puntare su nuove strategie. È importantissimo offrire luoghi di qualità (location e cultura ambientale, design accurato e qualità dei servizi) che devono integrarsi alla vita delle nostre località e aprirsi ad uso pubblico attraverso mix funzionali rivolti a più ampi target. Si pensi ad eventi culturali o a servizi interni aperti alla città, ristoranti, bar, spa, manifestazioni che possano arricchire la programmazione annuale nel territorio. Tuttavia ciò non esclude un uso anche ibrido delle strutture che possono mantenere al proprio interno funzioni alberghiere e percentuali di quote residenziali come peraltro è previsto anche dalle normativa regionale 4/2013. Anche in questo caso però, sarebbe auspicabile dare un indirizzo e incentivare gli investimenti su riconversioni di qualità che privilegino approcci green e modelli di accoglienza più flessibili.

Sono cambiate le regole del gioco, e si sta vivendo una metamorfosi strutturale del concetto stesso di turismo. Ciò dovrebbe indurre i nostri operatori e soprattutto la nostra amministrazione pubblica, a servirsi di strategie di urban marketing per aumentare la visibilità e le proposte turistiche e per promuovere nuovi investimenti di sviluppo.

Nelle linee d’indirizzo della programmazione turistica regionale, si afferma la necessità di stimolare la creazione di prodotti turistici innovativi attraverso la collaborazione degli operatori e di realizzare un sistema efficace di accoglienza, attraverso una governance multilivello.

Si incentiva la formazione mirata degli operatori pubblici e privati e soprattutto un miglioramento della qualità dei servizi di accoglienza, anche attraverso l’utilizzo delle risorse del Fondo strategico turistico regionale.

La riconversione o il riutilizzo di strutture turistico alberghiere richiede investimenti da parte degli imprenditori che tuttavia devono essere sostenuti da politiche di sviluppo da parte dell’amministrazione pubblica per soddisfare una domanda di sevizi sempre più diversificata ed esigente.

Auspichiamo che tali politiche siano incentivate e incrementate al più presto per consentire al nostro territorio di svilupparsi e agli operatori di poter investire per migliorare le offerte di ospitalità.

Chiara Costa

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