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Non si era più ripreso dopo quella tragedia

Chissà se adesso, in qualche angolo del cielo, Michele Scarponi, il campione di ciclismo morto la primavera scorsa ed il suo investitore, Giuseppe Giaccone, parleranno di quella tragica mattinata. Di certo la scomparsa di colui che mise fine alla carriera del grande campione delle due ruote per la disperazione della moglie e dei due gemellini (e come dimenticare il pappagallo Frank che lo accompagnava negli allenamenti e che ancora oggi staziona all’incrocio di una strada con la speranza di rivedere pedalare il suo padrone) è una storia di quelle che fanno riflettere e che lasciano tanti interrogativi. Giaccone, che ha sempre ammesso il suo torto, non ha retto al dolore, al rimorso di quanto fatto e forse anche alla esagerata cattiveria che qualcuno ha esposto sui social.

Intanto Michele è stato ricordato al Trofeo Laigueglia ed il Giro d’Italia onorerà la figura del grande campione con la speranza che una parola venga spesa anche a chi, dopo essere stato l’autore di un grave incidente, non ha più trovato la forza e la voglia di vivere

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