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Savona. È in corso il monitoraggio condotto dal Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, con il contributo delle Fondazioni Cima e Acrotec, rivolto a studiare la diffusione dei rifiuti di plastica (micro e macro) nell’area marina del “santuario Pelagos”. «La prima parte della campagna è stata un successo: per la prima volta è stato possibile monitorare centinaia di chilometri di mare con un approccio innovativo e multidisciplinare, unendo dati sulla presenza di diversi organismi marini con quelli relativi alla distribuzione di macro e microplastica», ha spiegato Maria Cristina Fossi, responsabile scientifico del progetto, che sta guidando il campionamento. Le attività di ricerca si svolgono a bordo del catamarano a vela di 18 metri Headwind (nella foto), che Fondazione Cima ha attrezzato in modo specifico per la ricerca sui grandi animali pelagici e sui mammiferi marini in particolare.

«La presenza delle macroplastiche viene rilevata per via diretta conteggiando e catalogando i rifiuti in plastica, osservati nell’area delimitata dalle due prue del nostro catamarano, a intervalli regolari lungo la rotta percorsa nell’arco della giornata di campionamento – ha aggiunto Massimiliano Rosso, ricercatore nell’ambito di Ecosistemi marini delle Fondazioni Cima e Acrotec, istituzioni universitario con sede nel Campus di Savona -. Le microplastiche sono invece campionate da una speciale rete, chiamata Manta Net, che viene trainata a fianco dell’imbarcazione e raccoglie le particelle di microplastica grazie alla maglia molto fitta di questa rete, maglia di dimensioni inferiori al mezzo millimetro».

Il monitoraggio si concentra su alcune specie “sentinella” di predatori marini che, per via del loro ruolo nella catena alimentare, rappresentano degli indicatori importanti dell’impatto della plastica in mare e dei suoi potenziali effetti sull’ecosistema. In particolare, sono sotto osservazione tre specie di cetacei, la balenottera comune, il capodoglio e la stenella striata. I campioni ottenuti da tutti questi animali sono poi portati all’Università di Siena, dove i ricercatori valutano la presenza delle microplastiche nei contenuti dello stomaco degli organismi campionati. Ai dati raccolti dai ricercatori durante questa prima fase di monitoraggio andranno presto ad aggiungersene altri: a settembre il monitoraggio si sposterà nell’area del Santuario compresa tra Corsica e Sardegna.

«Siamo davvero orgogliosi di poter contribuire al progetto, perché la salvaguardia degli ecosistemi è tra i nostri obiettivi più importanti. L’ambiente marino è una risorsa fondamentale del nostro pianeta, ma l’inquinamento dovuto alle attività umane ne sta mettendo a rischio il delicato equilibrio», è il commento di Luca Ferraris, presidente di Fondazione Cima.

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