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Un risotto che concilia il sonno

Il nome che ho dato a questo risotto, che concilia il sonno sperando di sognare spiagge dorate, non ha nulla a che vedere con la Gallura: la bellissima zona del nord della Sardegna con il mare da cartolina in cui non sono mai stato, ma ho visto le foto degli amici.

Volendo però fare un risotto con gli ingredienti tipici della Sardegna, ho pensato che il nome di una località esotico-nostrana, favorisse l’interesse per questo piatto. Se l’avessi chiamato risotto all’orgosolese probabilmente sarebbe arrivato secondo o terzo.

Ah, gli artifici del marketing…

Dedicandolo invece alla Costa Smeralda, avrei dovuto cambiare gli ingredienti e usare caviale, sfumando il riso con lo Champagne. Ma tu potresti obiettare: “Però, non sono prodotti della Sardegna!”. Perché, la Costa Smeralda sì?

Ora veniamo agli ingredienti, così scopri perché è una ricetta che concilia il sonno.

Ho usato il guanciale – se la battuta non l’hai capita subito, non preoccuparti, ma non chiedermi di spiegartela -, e poi, per far fare sogni beati, ho sfumato il riso con il mirto. I carciofi li avevo già neutralizzati, togliendo barba e spine.

Quindi, visto che ti ho già svelato gli ingredienti, ti dico anche come farlo.

Compra i carciofi sardi – quelli con le spine -, ma fatteli già pulire dove li compri, se te lo fanno. A me a Porta Palazzo lo fanno e senza sovrapprezzo, anzi, li trovo anche a buon prezzo. Quando li hai portati a casa (puliti), li apri a metà, gli togli la barba e li metti a bagno in acqua e fette di limone; poi li tagli a fettine sottili e li fai saltare in padella con olio, aglio e prezzemolo tritati.

Taglia il guanciale a pezzettini – mi raccomando lascia stare i cuscini del tuo letto – e lo fai soffriggere con la padella appena unta di olio; aggiungi il riso crudo e fai tostare. È il momento di inebriarlo con una bella dose di mirto – non ti spaventare se la padella s’infiamma: è ancora più suggestivo. Quando il riso si è bevuto tutto il mirto, prima di farlo straparlare rivendicando con veemenza le sue origini padane, aggiungi il brodo vegetale e man mano porta a cottura.

A metà, aggiungi anche i carciofi spadellati e infine manteca con burro e pecorino, neanche a dirlo, sardo, ma non troppo stagionato.

P.S. Se qualcuno ti dovesse obiettare: che c’entra il riso con la Sardegna?

Digli che è l’unica regione in Italia a coltivarlo, oltre alle regioni della Pianura Padana. Anzi, in Sicilia, da pochi anni è stata riscoperta, come si faceva fino all’800, la coltivazione di riso arida, cioè senza acqua.

Renato Collodoro

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