Condividi l'articolo

Una piccola fossa di venti per trenta scavata in uno strato di terreno accanto alla parete di sinistra della grotta. È lì che i cacciatori di stambecchi di 11 mila anni fa hanno sepolto un bimbo di appena tre mesi insieme ad una collana di conchiglie e altre offerte tra cui un artiglio di un rapace. I resti dell’esemplare di Homo Sapiens sono stati trovati in una grotta in questa zona conosciuta come l’Arma Veirana, nel comune di Erli, quasi al confine con il Piemonte.

Con strumenti quasi chirurgici, come se fossero in sala operatoria, studenti e ricercatori italiani, americani e canadesi, insieme al professor Fabio Negrino, docente dell’Università di Genova, hanno trovato prima un dentino, poi il cranio, quindi una tibia. La pazienza dei docenti arrivati all’inizio del mese dall’Università di Genova, Ferrara, Bologna, Tubinga, Montreal, Colorado, Washington University di Saint Louis è stata premiata.

«È un bambino di tenerissima età – dice il professor Negrino Si tratta di un ritrovamento sensazionale, rarissimo in tutta Europa. La presenza di un neonato suggerisce che i cacciatori che risalivano la Val Neva si portavano dietro le loro donne; inoltre il fatto di ritrovare un corredo associato con un neonato sottolinea le complesse ritualità già associate alle sepolture durante il Paleolitico superiore. Ma gli scavi proseguono perché le sorprese potrebbero non essere finite».

L’Arma Veirana la si può raggiungere solamente a piedi dopo una buona mezz’ora di cammino in quella che un tempo era la Via del Sale. Una prima campagna di scavo sul sito risale al 2015, ma l’attività è ripresa agli inizi di luglio supportata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Liguria, dalla Pro Loco e dal Comune che hanno messo a disposizione due appartamenti ora trasformati in un laboratorio. Ragazzi di tutte le lingue passano le giornate a catalogare, uno per uno, i resti recuperati durante il giorno nella grotta.

È un tuffo straordinario nella macchina del tempo. Come tanti Indiana Jones la squadra composta da quindici studenti e sette docenti, effettua studi minuziosi: dall’uomo di Neanderthal all’Homo sapiens in un sito archeologico di importanza internazionale. E sull’uomo di Neanderthal stanno venendo alla luce importanti ritrovamenti datati a più di 50 mila anni fa. «Infatti nella grotta – dice il professor Riel-Salvatore, docente dell’Università di Montreal – abbiamo trovato importanti testimonianze di questa antica specie umana europea. Di lui abbiamo raccolto manufatti in quarzo, abbondanti resti di pasto e tracce di imponenti focolari».

L’équipe di ricercatori europei, statunitensi e canadesi fanno base al ristorante “Da Lisetta”. Hanno imparato a mangiare ravioli e tagliatelle cucinate in casa, coniglio alla ligure. La sera a tavola non si parla d’altro. Di quel bimbo sepolto e onorato con conchiglie preziose ritrovate appoggiate sulla tibia. Ma ci sono altri resti che ricostruiscono la vita delle Alpi Liguri di un tempo popolate da animali a noi, ormai, sconosciuti come il rinoceronte lanoso, l’uro (bovina selvatico), il bisonte, il leone e la volpe polare. Chi volesse vedere dal vivo la grotta può venire sabato 28 luglio a Erli quando saranno organizzate visite guidate al sito nonché attività di archeologia sperimentale.

Continua a leggere le notizie di Mediagold, segui la nostra pagina Facebook e X, resta aggiornato con le nostre ultime notizie da Google News.