Condividi l'articolo

Il primo ottobre scatterà il divieto di pesca in Liguria. Coldiretti Impresapesca, in un comunicato, sottolinea la pericolosità dello stop che viene dato ai grandi pescherecci che effettuano pesca a strascico. Il fermo, a loro giudizio, fa aumentare il rischio per il consumatore di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato. A meno che non si tratti di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il blocco. Oppure dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono uscire in mare. E poi: «Coldiretti Impresapesca ha più volte chiesto una radicale modifica di questo strumento di gestione, che non risponde da tempo alle esigenze della sostenibilità delle principali specie della pesca nazionale. Lo stato delle risorse, nei 33 anni di fermo pesca, è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi. Cessazione di attività e importazioni di più di 2 pesci su 3 sono i risultati più allarmanti del fermo che colpisce a rotazione tutte le regioni marittime d’Italia, compresa la Liguria. Nella nostra regione circa l’80% delle imprese ittiche svolge attività di piccola pesca, quindi non soggette al fermo, che riescono in parte a soddisfare, per il periodo in questione, la domanda del mercato».

Aggiungono Daniela Borriello e Bruno Rivarossa: «Il fermo pesca in Liguria limiterà la presenza del nostro pescato sui banchi ad alcuni tipi di pesce, come naselli e scorfani, o tutti i pesci catturati dalle reti da posta, nonché le acciughe, finché ci saranno nel nostro mare. È un duro colpo per il mercato locale, ma essendoci una forte presenza di imprese che svolgono attività di piccola pesca, si invitano i consumatori a rivolgersi, per i propri acquisti, ai punti di vendita diretta dei pescatori e ai mercati ittici di Campagna Amica dove, grazie alla riduzione al massimo della filiera, è possibile trovare sempre pesce di stagione interamente a miglio zero. In caso questo non fosse possibile, per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo si consiglia di verificare l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).

Resta aggiornato con le nostre ultime notizie da Google News

Seguici