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I consigli degli Ordini degli Architetti delle province di Genova, Imperia, La Spezia e Savona e la Federazione Regionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Liguria chiedono la sospensione di tutti i cantieri edili di rilevanza non strategica, siano essi pubblici o privati, quale ulteriore misura per contribuire al contenimento del contagio da coronavirus.

È quanto proposto dai presidenti dei quattro ordini provinciali Paolo Raffetto (Genova), Andrea Borro (Imperia), Francesca Zani (La Spezia) e Giacomo Airaldi (Savona) e dal presidente della Federazione regionale Andrea Schiffini in una lettera consegnata oggi a tutti i prefetti della Regione, al governatore Giovanni Toti, al sindaco di Genova e della Città metropolitana Marco Bucci, a tutti i sindaci liguri e, per conoscenza, alle stazioni appaltanti, alle Asl territoriali e al Consiglio Nazionale degli Architetti.

«Gli Ordini e la Federazione – si legge nella lettera – pur consapevoli dell’enorme sforzo economico richiesto ai colleghi stessi, ai committenti e alle imprese, ritengono urgente e doveroso, nel rispetto dei provvedimenti adottati dal Governo, procedere alla chiusura di tutti i cantieri edili presenti sul territorio regionale, sia al fine di limitare il rischio di esposizione al virus per il personale delle imprese esecutrici, delle stazioni appaltanti e dei professionisti, sia perché il contagio pare avvenire in larga parte tramite persone infette anche asintomatiche».

«A nostro avviso – proseguono gli architetti – molte imprese e molti committenti pubblici e privati stanno sottovalutando i rischi legati alla diffusione della Covid-19. Le possibilità di trasmissione all’interno di un cantiere edile sono in realtà moltissime: i carichi che superano i 40 kg devono infatti essere portati da due persone, che spesso operano a meno di un metro l’una dall’altra; il passaggio degli attrezzi e del materiale è certamente rischioso; il lavoro faticoso produce sudore e forte azione respiratoria, veicolo di diffusione del virus; molte altre lavorazioni possono, a loro volta, essere causa di trasmissione e ampliare il raggio di infezione fuori dal cantiere, in maniera incontrollata. Inoltre è oggettiva e nota, ad oggi, la mancanza sul mercato dei dispositivi di protezione individuali eventualmente necessari a ridurre il rischio di contagio e trasmissione.

«Se a ciò sommiamo il rischio che, in questo contesto emergenziale, un normale infortunio sul lavoro non possa essere prontamente ricoverato, i rischi che si corrono a continuare a lavorare non sono, a nostro giudizio, sostenibili, né giustificabili a meno di una reale urgenza quale, ad esempio, interventi in ambito sanitario, di protezione civile o di sicurezza infrastrutturale».

« I cantieri devono essere fermati – ribadiscono i rappresentanti dei quattro Ordini provinciali e della Federazione -. Se la finalità del decreto della Presidenza del Consiglio dello scorso 11 marzo è quella di contenere la diffusione dell’epidemia, solo una manifesta e attestata strategicità dell’opera può giustificare anche la componente di rischio pubblico costituita dalla natura intrinseca del cantiere.

«I professionisti, in qualità di progettisti, direttori dei lavori e coordinatori della sicurezza, insieme ai responsabili unici dei procedimenti e ai committenti privati, non possono essere lasciati soli davanti al dilemma di scegliere tra un ritardo, speriamo il più breve possibile, e il sacrificio della salute dei lavoratori e di tutti i nostri concittadini. Gli Ordini sono disponibili al confronto su tutto il territorio regionale al fine di fornire il proprio contributo operativo».

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