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Sanremo. Gran pomeriggio di festa e di cultura alle 16.30 di martedì 29 gennaio 2019 al Casinò di Sanremo con la regia di Marzia Taruffi, responsabile dell’Ufficio Cultura. Alla vigilia del Festival canoro più seguito al mondo e in vista del gran carnevale imminente è in programma un appuntamento speciale nella Sala privata del Casinò di Sanremo, la Città dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, paradiso di profezie, invenzioni e serenità. Saranno ricordati il goliardo Antonio Rubino e Cesare Perfetto, il patron del Salone Internazionale dell’Umorismo, che nel 1975 conferì la Rama di Palma d’Oro a Hertz De Benedetti (1904-1989), medico astigiano, autore del celebre poemetto “Ifigonia”, scritto nel 1928 e nel 1939 messo fugacemente in scena, rigorosamente per soli maschi adulti e vaccinati, al Teatro Alfieri di Torino dalla Compagnia Teatrale Goliardica Camasio e Oxilia, animata da Ovidio Begondo (detto Cavùr). Strana sorte quella dell’ “Ifigonia”: passato di mano in mano clandestinamente per generazioni, vide le stampe solo nel 1969, un anno dopo il fatidico Sessantotto. Poi uscì in edizione critica a cura di Roberto Brivio e di Alfredo Castelli nei “Canti Goliardici”.

Lo storico Aldo A. Mola, Medaglia d’Oro per la Cultura, e l’architetto Marco Albera, già Presidente dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, parlano della Federazione internazionale studentesca “Corda Fratres” e della “Scintilla della giovinezza”, accompagnati da “Noi siamo le colonne dell’Università”, canti goliardici eseguiti dal chitarrista Gabriele Danesin, dagli Anni Settanta anima musicale del Summus Taroccorum Ordo Taurinensis, e dal fisarmonicista Ferdinando Rosso.

Ma perché mai occuparsi di goliardi? Nel dibattito oggi in corso anche in Italia sulle “élites”entra a pieno titolo la storia dell’Università e degli studenti. In Europa l’Università è nata come istituzione universale, protetta dai “Sovrani” ma libera e inviolabile, con regole precise su riti d’iniziazione e sui rapporti tra docenti e discepoli in arrivo da tutti i Paesi e studenti di varie “lingue”.

Qual era la sua “missione”? Formare “umanisti”, “dottori” dagli orizzonti culturali aperti, pronti a conquistare il mondo per migliorarlo. Nell’ambito dell’ecumene cristiana gli studenti erano leali verso il loro Principe ma accomunati nella ricerca al di sopra di ogni confine. In secoli di guerre politiche e religiose l’Università rivendicò libertà, unità e progresso del sapere.

Il Sette-Ottocento fu l’epoca di tante “internazionali” (Santa Alleanza, carboneria, massoneria, liberali, socialisti, cattolici, persino anarchici e alta finanza…), ciascuna con programmi politici o con obiettivi di dominio economico, inclini a metodi bellicosi, rivoluzionari, spesso spietati. La ricerca scientifica venne subordinata al Potere.

Per chi sapeva leggere la storia, dopo la guerra franco-prussiana del 1870-1871 fu chiaro che l’Europa, lanciata nella seconda tumultuosa colonizzazione del pianeta, era al bivio: affratellare le classi dirigenti o precipitare in conflitti devastanti e disumani.

Alla anarchia della Forza bisognava rispondere con l’internazionale del Diritto. Fu la proposta della Federazione Internazionale degli Studenti nel 1897 ideata da Efisio Giglio-Tos e fondata nel Congresso di Torino-Roma nel 1898, con la adesione di ministri, politici, rettori, docenti e studenti universitari accorsi in Italia da tutti i continenti. Migliaia e migliaia di giovani si raccolsero anno dopo anno per Parigi, Venezia, Liegi, Marsiglia, Bordeaux, L’Aja, Roma e negli Stati Uniti d’America (1913), accolti dal presidente Theodor Roosevelt. Volevano fermare la corsa verso l’abisso della guerra generale, per non trovarsi di lì a poco al comando di reparti armati, con le divise dei rispettivi Stati, anziché con mantelli e feluche, e condannati ad annientarsi a vicenda dopo anni di affratellamento nelle aule universitarie e nei congressi scientifici.

Era solo una ingenua utopia o la meditata anticipazione della Società delle Nazioni, dell’ONU,dell’Unione Europea, di un mondo finalmente pacifico e progredito?

La Goliardia non è solo spensieratezza. Lo documentano lo storico Aldo Mola e Marco Albera, che in decenni di militanza goliardica ha raccolti i 5.000 cimeli nel 2018 acquistati dall’Archivio Storico dell’Università di Torino, per il futuro Museo degli Studenti, un sogno un tempo coltivato da Fabio Roversi Monaco per l’Ateneo di Bologna, Alma Mater Studiorum.

Martedì 29 il pubblico del Martedì letterario potrà ammirare alcuni cimeli degli Anni 1930-1970. Saranno anche disponibili “Corda Fratres. Storia di una associazione internazionale studentesca nell’età dei grandi conflitti, 1898-1948” (ed. Un. Di Bologna) e “Saecularia Sexta Album. Studenti dell’Universià a Torino. Sei secoli di storia” di Marco Albera, Manlio Collino e Aldo A. Mola, un capolavoro editoriale introvabile. Una grande occasione per assaporare il bel mondo antico: “i Goliardi hanno sempre vent’anni” e ripetono “quel che era torna, e tornerà per sempre”: bellezza e giovinezza..

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