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Il pm aveva chiesto 4 anni e mezzo

Due anni per Claudio Scajola, con sospensione condizionale della pena, per aver favorito la latitanza a Dubai dell’ex parlamentare di Forza Italia ed armatore Amedeo Matacena dopo la condanna definitiva a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Scajola, all’epoca dei fatti, era ministro dell’Interno. É la sentenza pronunciata al processo Breakfast a Reggio Calabria. Il pm aveva chiesto 4 anni e mezzo. Condanna a un anno per Chiara Rizzo, moglie di Matacena, con pena sospesa e restituzione dei beni che le erano stati sequestrati. Assoluzione per Maria Grazia Fiordaliso e Martino Politi, ex collaboratori di Matacena.

«Pensavo che la mia vicenda processuale si risolvesse già in primo grado. Devo però dire che è andata bene rispetto alla richiesta». Lo ha detto Claudio Scajola commentando la condanna a due anni per procurata inosservanza della pena comminatagli dal Tribunale di Reggio Calabria in relazione al suo presunto intervento in favore dell’ex parlamentare di Forza Italia . «Nulla ovviamente interferirà – ha aggiunto Scajola – con la mia attività di sindaco di Imperia. Sottolineo inoltre che la mia condotta da ministro dell’Interno è stata di assoluta correttezza e di schietta interlocuzione istituzionale con rappresentanti e ambasciatori di altri Stati. Ho cercato di aiutare una donna in gravi difficoltà (Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena, ndr) e non Matacena».

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