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Il corpo di un cinghiale è stato recuperato in mare questa mattina all’ingresso del porto, tra Albissola Marina e Savona, dagli operatori dei servizi nautici Transmare. La prima ipotesi, da verificare, secondo la Protezione Animali, è che si tratti di un soggetto ferito durante una battuta di caccia e gettatosi in mare per sfuggire all’inseguimento dei cani dei cacciatori, dove forse è annegato.

“La caccia al cinghiale è stata ingiustamente prorogata dalla regione Liguria fino al 31 gennaio, secondo un meccanismo legislativo di dubbia legalità: vengono effettuati censimenti da parte dei cacciatori, da cui si ricava una presenza sempre alta dei cinghiali, si stabilisce quindi il contingente da abbattere entro il 31 dicembre che, sistematicamente, non viene mai raggiunto, consentendo quindi la proroga per un altro mese; ma è la prova che i censimenti sono inattendibili ed il numero degli animali è molto inferiore a quanto si voglia far credere: eppure tutti gli anni si compie lo stesso “errore”.

Per i volontari dell’Enpa quella al cinghiale è forse la forma di caccia più barbara, con molti cacciatori e cani alla ricerca di un cinghiale, che viene poi spinto dai cani verso i cacciatori appostati; il cinghiale è un animale tranquillo, che tuttavia non esita a difendersi e spesso squarta i cani inseguitori con le robuste zanne; i ferimenti o la morte dei cani, e qualche volta anche dei cacciatori, non sono infrequenti; spesso il cinghiale ferito percorre decine di chilometri nei boschi, prima di essere finito dai cacciatori o sbranato dai cani e, se invece riesce a seminarli, va a rintanarsi e, se le ferite sono gravi, a morire lentamente. In molte società di cacciatori di cinghiali, forse ancora adesso e qui, c’era il rito barbaro di cospargere il viso del neocacciatore con il sangue dell’animale ucciso.

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