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Come sarebbe oggi l’Inno Italiano se Goffredo Mameli e Michele Novaro, genovesi doc, avessero deciso di scriverlo in dialetto? Si sono divertiti a immaginarlo i Buio Pesto, che dopo aver animato le piazze liguri per tutta l’estate approdano ai teatri della Liguria con “Il Nostro Dialetto”, spettacolo incentrato sull’uso del genovese come scelta distintiva del gruppo. Lo spettacolo è in programma venerdì sera alle 21 all’Ambra di Albenga.

Grazie alle loro canzoni e ai “tormentoni” creati nei concerti, i Buio Pesto hanno contribuito a diffondere il dialetto in anni in cui era relegato a ruolo di “lingua minore” destinata unicamente al teatro di prosa, al repertorio musicale tradizional-popolare e alle manifestazioni folkloristiche. Abili utilizzatori delle possibilità espressive fonetiche e metriche del genovese, i Buio Pesto hanno coniato decine di nuovi termini, appartenenti alla modernità, finendo per comporre un vero e proprio “dizionario” virtuale, approvato e apprezzato dagli stessi linguisti ed esperti del dialetto ligure. Nel recital musicale della durata di due ore che i Buio Pesto porteranno a teatro si scoprirà che moltissime parole del nostro dialetto sono semplicemente intraducibili, che in Liguria si usano unità di misura uniche al mondo, che sono state “italianizzate” molte parole dialettali per renderle comprensibili a tutti e che non c’è niente di meglio dell’irresistibile sonorità dei proverbi per insegnare il dialetto ai “foresti”. Sarà ripercorsa la storia del gruppo (dal 1995 100.000 copie vendute, 350 canzoni realizzate, oltre 900 concerti e quasi 1.400.000 spettatori), ma niente paura per chi non padroneggia il dialetto “zeneize”: le canzoni saranno corredate, sul maxi-schermo, da didascalie o videoclip. In tutti i teatri il costo del biglietto sarà di 12 Euro (ridotto 10 Euro). In scena i sei membri del gruppo, che canteranno dal vivo su basi, senza strumenti. Il coinvolgimento del pubblico, marchio di fabbrica della band, sarà assicurato da colpi di scena, barzellette e le immancabili gag. Una curiosità: anche il carattere usato nel titolo è “dialettale”: si tratta infatti di un font di Word chiamato “Ligurino”!

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