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La tutela del patrimonio culturale dello Stato è stata al centro di una articolata e complessa attività di indagine da parte del personale del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Alassio che, nello scorso mese di settembre, ha rinvenuto un’anfora di epoca romana presso una casa d’epoca di Alassio, dove la stessa era illegalmente detenuta da una delle comproprietarie dell’immobile. Il successivo esame autoptico, operato da personale della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona, ha consentito di identificare il reperto in argomento in un’anfora vinaria tipo Dressel 2/4 di produzione tirrenica (seconda metà I° secolo d.C.) verosimilmente proveniente dal trafugamento del relitto di nave romana “a dolia” scoperto nell’anno 1975 a circa un miglio dalla costa di Diano Marina (relitto di “nave cisterna” che oltre ad ospitare 14 grandi dolia carichi di mosto trasportava, stipate a prua come anche a poppa, circa 400 anfore vinarie di tipo Dressel 2/4), relitto di comprovata importanza.

Nel prosieguo dell’attività investigativa, il personale del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Alassio accertava che altri manufatti di epoca romana erano detenuti, illecitamente, in altre due lussuose abitazioni alassine. In seguito a perquisizione domiciliare delegata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Savona, venivano rinvenute e sequestrate un’altra anfora vinaria Dressel 2/4 di produzione tirrenica, per fattezze e provenienza analoga alla precedente, un’anfora Dressel 1b (I° secolo a.C.) della stessa tipologia di quelle ritrovate sul relitto di nave oneraria romana cosiddetto “A” scoperto a circa 1 miglio dalla costa di Albenga, a 40 metri di profondità circa, dal quale si ritiene sia stata trafugata, nonché due anfore greco-italiche classiche tipo V o V-VI (databili intorno al III secolo a.C.) delle quali, per quanto riguarda il Mar Ligure ne è stata trovata traccia di analoghe su di un relitto di nave romana individuato nell’anno 2012 al largo di Spezia ad una profondità tale, 400 metri, per le quali il recupero può avvenire solo tramite l’intervento di robot sottomarini, motivo per il quale si ritiene che le due oggetto di sequestro possano essere state oggetto di trafugamento su altro relitto non ancora censito.

I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Alassio non sono nuovi a tale tipo di attività a tutela del patrimonio culturale dello Stato. Già nel 2013 si erano resi protagonisti di una importante operazione di rilevanza nazionale, denominata “Nemo , con un considerevole rinvenimento rinvenimento di 117 reperti archeologici provenienti da un relitto di nave oneraria romana scoperto ad un miglio dalla costa di Imperia.

c.s.

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