Condividi l'articolo

La missione di esplorazione solare dell’ESA, Solar Orbiter, ha fatto il suo primo incontro ravvicinato con il Sole il 15 giugno, avvicinandosi a 77 milioni di km dalla superficie della stella, circa la metà della distanza tra il Sole e la Terra.

Solar Orbiter è una collaborazione internazionale tra l’Agenzia Spaziale Europea, o ESA e la NASA, per studiare la nostra stella più vicina, il Sole. Lanciato il 9 febbraio 2020, il veicolo spaziale ha completato il suo primo passaggio ravvicinato del Sole a metà giugno.

«Queste immagini senza precedenti del Sole sono le più vicine che abbiamo mai ottenuto», ha dichiarato Holly Gilbert, scienziata del progetto NASA per la missione presso il Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, nel Maryland. «Queste immagini straordinarie aiuteranno gli scienziati a mettere insieme gli strati atmosferici del Sole, il che è importante per capire come essi influenzino il clima spaziale vicino alla Terra e in tutto il sistema solare.»

«Non ci aspettavamo risultati così grandiosi in così breve tempo», ha dichiarato Daniel Müller, scienziato del progetto Solar Orbiter dell’ESA. «Queste immagini mostrano che Solar Orbiter è partito in modo eccellente.»

Arrivare a questo punto non è stata un’impresa semplice. La pandemia da coronavirus ha costretto il controllo della missione presso il Centro Operativo Spaziale Europeo, o ESOC, a Darmstadt, in Germania, a chiudere completamente per più di una settimana. Durante la messa in servizio, il periodo in cui ogni strumento viene ampiamente testato, il personale ESOC è stato ridotto al minimo indispensabile. Tutti tranne il personale essenziale hanno lavorato da casa. «La pandemia ci ha richiesto di eseguire operazioni critiche da remoto – cosa mai stata fatta prima d’ora», ha dichiarato Russell Howard, principale ricercatore di uno dei sensori di immagine di Solar Orbiter.

Ma il team si è adattato, anche preparandosi per un incontro inaspettato con le code di ioni e polvere della cometa ATLAS rispettivamente l’1 e il 6 giugno.

Il veicolo spaziale ha completato la messa in servizio appena in tempo per il suo primo passaggio solare ravvicinato del 15 giugno. Mentre volava a circa 77 milioni di Km dal Sole, tutti e 10 gli strumenti si sono accesi e il Solar Orbiter ha scattato immagini del Sole tra le più vicine mai ottenute fino ad oggi (altri veicoli spaziali sono stati più vicini, ma nessuno ha scattato immagini rivolte verso il Sole).

Solar Orbiter trasporta sei strumenti di acquisizione delle immagini, ognuno dei quali studia un diverso aspetto del Sole. Normalmente, le prime immagini di un veicolo spaziale confermano lo stato di funzionamento degli strumenti; gli scienziati non si aspettano nuove scoperte da essi. Ma Extreme Ultraviolet Imager, o EUI, sul Solar Orbiter ha restituito dati delle caratteristiche solari come mai osservate in modo così dettagliato prima d’ora.

Il ricercatore David Berghmans, un astrofisico presso l’Osservatorio Reale del Belgio a Bruxelles, sottolinea ciò che chiama “falò” che punteggia il Sole nelle immagini di EUI. «I fuochi di cui stiamo parlando qui sono i piccoli nipoti di brillamenti solari, almeno un milione, forse un miliardo di volte più piccoli», ha detto Berghmans. «Quando guardiamo le nuove immagini EUI ad alta risoluzione, li vediamo letteralmente ovunque.» Non è ancora chiaro cosa siano questi fuochi o come corrispondano ai raggi solari osservati da altri veicoli spaziali. Ma è possibile che siano mini-esplosioni conosciute come nanoflares – piccole ma onnipresenti scintille teorizzate per aiutare a riscaldare l’atmosfera esterna del Sole, o corona, alla sua temperatura 300 volte più calda della superficie solare.

Per esserne certi, gli scienziati hanno bisogno di una misurazione più precisa della temperatura dei fuochi. Fortunatamente, lo Spectral Imaging of the Coronal Environment, o SPICE, sul Solar Orbiter, fa proprio questo. «Stiamo aspettando con impazienza il nostro prossimo set di dati», ha affermato Frédéric Auchère, ricercatore per le operazioni SPICE presso l’Istituto di Astrofisica Spaziale di Orsay, in Francia. «La speranza è di individuare con certezza nanoflares e quantificare il loro ruolo nel riscaldamento coronale».

Altre immagini del veicolo spaziale mostrano ulteriori dati d’interesse da analizzare più avanti nella missione, quando Solar Orbiter sarà più vicino al Sole.

La camera di acquisizione solare ed eliosferica, o SoloHI, coordinata da Russell Howard del Naval Research Laboratory di Washington, DC, ha rivelato la cosiddetta luce zodiacale, la luce del sole che si riflette sulla polvere interplanetaria – una luce così debole che la faccia luminosa del Sole normalmente la oscura. Per vederlo, SoloHI ha dovuto ridurre la luce del Sole a un trilionesimo della sua luminosità originale. «Le immagini hanno prodotto un modello di luce zodiacale così perfetto, così pulito», ha detto Howard. «Questo ci dà molta fiducia nel fatto che saremo in grado di vedere le strutture del vento solare quando ci avvicineremo al Sole.»

Le immagini del Polar and Helioseismic Imager, o PHI, hanno mostrato come sia tutto pronto per le osservazioni successive. PHI mappa il campo magnetico del Sole, con particolare attenzione ai suoi poli. Avrà il suo apogeo più avanti nella missione mentre Solar Orbiter inclina gradualmente la sua orbita a 24 gradi sopra il piano dei pianeti, fornendo una visione senza precedenti dei poli del Sole. «Le strutture magnetiche che vediamo sulla superficie visibile mostrano che PHI sta ricevendo dati di alta qualità», ha affermato Sami Solanki, il ricercatore di PHI presso l’Istituto Max Planck per la ricerca sul sistema solare di Göttingen, in Germania.

«Questa è la prima volta che i nostri strumenti in-situ funzionano ad una distanza così vicina al Sole, fornendoci una visione unica della struttura e della composizione del vento solare» dice Yannis Zouganelis, Vice Scienziato di Progetto di Solar Orbiter all’ESA. «Per gli strumenti in-situ, questa non è soltanto una prova, noi ci aspettiamo nuovi ed entusiasmanti risultati».

Completata la fase di messa in servizio il 15 giugno, Solar Orbiter, lanciato il 10 febbraio di quest’anno, comincerà la sua fase di crociera, che durerà fino a novembre 2021. Durante la fase scientifica principale che seguirà, la navicella si avvicinerà a 42 milioni di Km dalla superficie del Sole, che è più vicino di quanto sia il pianeta Mercurio.

La navetta raggiungerà il suo perielio agli inizi del 2021. L’approccio più vicino della fase scientifica principale, agli inizi del 2022, sarà ad una distanza di 48 milioni di Km.

Solar Orbiter è una missione cooperativa internazionale tra l’Agenzia Spaziale Europea e la NASA. L’European Space Operations Center (ESOC) in Germania gestisce il Solar Orbiter. Solar Orbiter è stato costruito da Airbus Defence and Space e contiene 10 strumenti: nove forniti dagli Stati membri dell’ESA e dall’ESA. La NASA ha fornito uno strumento, SoloHI, hardware e sensori per altri tre strumenti e il veicolo di lancio Atlas V 411. Il Centro Europeo di Astronomia Spaziale (ESAC) in Spagna conduce le operazioni scientifiche.

Resta aggiornato con le nostre ultime notizie da Google News

Seguici