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Noi facciamo affidamento sui ponti per connetterci ad altre persone, e confidiamo sul fatto che essi siano sicuri. Nonostante gli ingenti investimenti che molti governi sostengono per i programmi di verifica e manutenzione, il numero di ponti che si avviano verso la fine della loro durata da progetto o che iniziano ad avere danni strutturali importanti può facilmente eccedere le risorse messe a disposizione per la loro riparazione. I gestori delle infrastrutture, però, potrebbero presto avere un modo per identificare le strutture maggiormente a rischio di crollo.

Scienziati, diretti da Pietro Milillo del Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena in California, hanno sviluppato una nuova tecnica per l’analisi dei dati satellitari in grado di rilevare cambiamenti strutturali talmente impercettibili da non essere visibili ad occhio nudo, ma che potrebbero indicare il deterioramento di un ponte.

Un team formato da scienziati di NASA, Università di Bath in Inghilterra, e Agenzia Spaziale Italiana, hanno usato i rilevamenti del radar ad apertura sintetica (SAR) da differenti satelliti e punti di riferimento per mappare il posizionamento relativo – cioè i cambiamenti strutturali – dal 2003 al 14 agosto del 2018, quando il Ponte Morandi di Genova collassò portando con sé decine di vite. Usando un nuovo tipo di analisi, sono stati in grado di rilevare cambiamenti nel tempo di ordine millimetrico nella struttura del ponte che non sarebbero potuti essere misurati con gli approcci di analisi standard applicati alle osservazioni del radar ad apertura sintetica.

Gli scienziati hanno scoperto che la sezione vicina alla pila del ponte crollata, mostrava impercettibili segni di cambiamenti già nel 2015. Hanno anche notato come diverse parti del ponte iniziassero a mostrare un significante incremento dei cambiamenti strutturali tra marzo 2017 e agosto 2018 (un segnale d’allarme che indicava come almeno una parte del ponte sarebbe potuta divenire strutturalmente instabile).

Velocità di spostamento tridimensionale della deformazione del ponte Morandi dal 2015 al 2018 (in mm/anno).

«Stiamo sviluppando una nuova tecnica che può assistere nell’analisi della salute di ponti ed altri tipi di strutture – ha commentato Milillo – Non avremmo potuto prevedere questo particolare crollo perché le tecniche di valutazione standard disponibili in quel momento non sarebbero state in grado di rilevare ciò che possiamo rilevare ora. Ma in futuro questa tecnica, combinata con quelle già in uso, ha il potenziale per portare grossi benefici.»

La tecnica è limitata ad aree con un’adeguata copertura di satelliti equipaggiati con il radar ad apertura sintetica. Entro il 2022, NASA e Organizzazione di Ricerca Spaziale Indiana (ISRO) hanno pianificato il lancio del NASA-ISRO Synthetic Aperture Radar (NISAR), che estenderà enormemente l’attuale copertura. Progettato per permettere agli scienziati di osservare e misurare pericoli e cambiamenti ambientali globali, NISAR collezionerà immagini che permetteranno a ingegneri e scienziati di analizzare la stabilità di strutture come ponti praticamente ogni settimana ovunque nel mondo.

«Non possiamo risolvere in toto il problema della sicurezza strutturale, ma possiamo aggiungere un nuovo strumento alle procedure standard per meglio supportare le considerazioni sulla manutenzione», ha commentato Milillo.

La maggioranza dei dati SAR usati per questo studio sono stati acquisiti dalla costellazione COSMO-Skymed dell’Agenzia Spaziale Italiana e dai satelliti Sentinel-1a e -1b dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Il team di ricerca ha anche usato dati storici del satellite Envisat di ESA. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Remote Sensing.

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