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Nel 1778 e nel 1924 le ultime due più recenti eruzioni.

Nuove foto della Terra dallo spazio rivelano un pennacchio di polvere marrone innalzarsi dal vulcano Raikoke nel oceano Nord Pacifico in seguito all’eruzione iniziata sabato 22 giugno.

L’enorme vulcano che, a differenza dei sempre attivi vicini sulla penisola del Kamchatka, raramente erutta, si è risvegliato per la prima volta dopo 100 anni, alle 4 del 22 giugno ora locale (le 18 del 21 giugno in Italia) generando dal suo cratere largo 700 metri una nuvola di spessa polvere vulcanica alta dai 13 ai 17 chilometri sopra il livello del mare, secondo i rilevi della Agenzia Spaziale Europea, ripresa dal satellite Copernicus Sentinel nell’orbita terrestre.

L’immagine mostra anche un anello di nuvole alla base, che sembrerebbe essersi formato dal vapore acqueo, secondo quando riportato dalla NASA. Anche i satelliti NASA Terra e Suomi NPP hanno rilevato la colonna di fumo dallo spazio.

«Un’immagine spettacolare – ha detto Simon Carn, vulcanologo al Michigan TechL’anello di bianche soffici nuvole alla base della colonna potrebbe essere segno di un risucchio dell’aria dell’ambiente all’interno della colonna, con la successiva condensazione del vapore acqueo. Oppure potrebbe essere un altro pennacchio generato dall’interazione tra il magma e l’acqua marina, dato che Raikoke è una piccola isola e probabilmente i flussi lavici si sono riversati in acqua

Raikoke fa parte delle isole russe di Kuril, ed ha eruttato altre due volte precedentemente, nel 1778 e nel 1924.

La sua recente eruzione è stata una sorpresa, ed i satelliti hanno iniziato a tracciare la polvere fuoriuscita dal vulcano, dato che potrebbe porre un serio pericolo ai velivoli, secondo quando riportato dalla NASA.

Carn ha fatto notare come il gas tossico potrebbe aver raggiunto la stratosfera (il secondo dei cinque strati in cui è convenzionalmente suddivisa l’atmosfera terrestre, che comincia intorno ai 12 km – 8 km ai poli e 20 km all’equatore – e termina a un’altitudine di circa 50 km): «La persistenza di grossi quantitativi di SO2 negli ultimi due giorni indicherebbe il raggiungimento della stratosfera».

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