I muri a secco, quei maestosi serpenti di pietra che si snodano lungo i pendii, sono molto più di semplici recinzioni. Sono la testimonianza di un rapporto ancestrale tra l’uomo e la terra, un’eredità che ci parla di fatica, ingegno e rispetto per l’ambiente. Nel 2018, l’UNESCO li ha riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità, sottolineando il loro valore inestimabile.
Il significato dei muri a secco. Costruiti senza l’uso di malta, questi muri sono il frutto di un lavoro certosino e paziente, generazioni dopo generazioni. In Liguria, in particolare, hanno modellato il paesaggio, creando terrazzamenti coltivabili su pendii scoscesi. Ma il loro ruolo va oltre la semplice funzione agricola. Sono stati barriere naturali contro gli agenti atmosferici, punti di riferimento per gli antichi sentieri e, in alcuni casi, vere e proprie opere d’arte.
L’abbandono e le conseguenze. Purtroppo, l’abbandono delle campagne e la meccanizzazione dell’agricoltura hanno condannato molti di questi muri al degrado. L’invasione della vegetazione, le frane e, in alcuni casi, la distruzione intenzionale per far spazio a nuove infrastrutture, ne stanno cancellando lentamente la memoria. La scomparsa dei muri a secco non è solo una perdita estetica, ma ha ripercussioni significative sull’ambiente: l’erosione del suolo, l’alterazione del microclima e la perdita di biodiversità sono solo alcune delle conseguenze.
Un appello alla conservazione. È urgente agire per salvaguardare questo patrimonio inestimabile. La conservazione dei muri a secco non è solo una questione di estetica, ma un dovere morale nei confronti delle generazioni future. Sono necessarie politiche di tutela e valorizzazione, che coinvolgano istituzioni, associazioni e cittadini.
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