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Era una firma importante del quotidiano La Stampa.

Ho avuto l’onore di conoscerlo in un dibattito organizzato a Savona dove si discuteva dei conflitti che insanguinavano il mondo. E quel suo raccontare in modo semplice di raccontare le guerre che, da inviato viveva in prima persona, catturava l’attenzione di tutti. I grandi giornalisti, i grandi inviati hanno questo che li caratterizza: parlare in modo chiaro in modo che tutti possano comprendere, capire. E Mimmo Càndito, che oggi ci ha lasciato, era un grande inviato, una firma di prestigio del quotidiano La Stampa. Ha raccontato le guerre in Medioriente, in Asia ed in tutti i suoi pezzi cercava di far capire come la guerra, in fondo, sia anche un grande affare per qualcuno, come da sempre accade.

Poi dal 2005 ha combattuto la sua guerra personale, seguito dall’amore della moglie Marinella Venegoni, contro il male che oggi ce lo ha portato via. Ha scritto, di quel suo dramma, in un libro “55 vasche” che è stato un punto di riferimento per coloro che cercano un appiglio per combattere la malattia.

I suoi articoli rimarranno sempre, anche per le future generazioni che, si spera, possano innamorarsi di questo mestiere. La sua persona invece mancherà a molti, anche chi ha avuto il piacere di incontrarlo una sola volta nella sua esistenza.

Soave ti sia la terra.

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