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Savona. «La fusione nell’A.T.O. costiero (acronimo per Ambito Territoriale Ottimale, strumento in capo alla Provincia di Savona) permetterà di preservare la gestione di una risorsa che deve rimanere a completo controllo pubblico. Siamo preoccupati dalle resistenze di alcuni soggetti politici.

Il Partito Democratico e i suoi amministratori hanno in questi ultimi anni intrapreso un cammino per arrivare alla fusione dell’Ambito Territoriale Savonese in un soggetto unico.
Attualmente infatti la gestione idrica del nostro territorio è suddivisa in Piano d’Ambito Centro Ovest 1 e Piano d’Ambito Centro Ovest 2.

Con l’unione in un unico A.T.O. costiero, siamo ormai a un passo dall’affidamento alla Provincia del servizio idrico che comprende sia la distribuzione dell’acqua sia il servizio di depurazione. C’è stata e c’è una chiara volontà politica e amministrativa di mantenere questo bene sotto il controllo comune garantito dall’ente pubblico. Lo abbiamo detto con chiarezza e determinazione. Sindaci e amministratori locali da una parte e cittadini dall’altra – molti di questi anche riuniti in comitati di difesa – vogliono che l’acqua resti pubblica.

Il Consiglio provinciale ha approvato il Piano d’ambito dell’ATO idrico costiero che porterà a questa definizione. Nei prossimi giorni c’è bisogno che questo indirizzo sia accolto e sposato da tutti gli amministratori, con responsabilità e soprattutto abbandonando personalismi e campanilismi.

Siamo preoccupati nel dover registrare ingiustificabili rigidità da parte di alcuni soggetti politici che rischiano di bloccare questo iter di semplificazione e di garanzia per tutti i cittadini del savonese. Se non ci sarà la realizzazione del Piano d’Ambito, la Provincia di Savona sarà costretta ad andare a gara con la prevedibile conseguenza dell’assegnazione a privati della gestione idrica.

Abbiamo almeno tre validi motivi per affermare con forza, insieme, la bontà del cammino che abbiamo intrapreso; quello ecologico e quello economico per primi: perché solo un soggetto pubblico potrà garantire la piena sostenibilità ambientale e la compiuta tutela dei diritti dei cittadini e – infine – quello del rispetto della volontà espressa con il referendum del 2011, dove, in una democrazia non di pura forma ma di sostanza, quale siamo convinti che ancora si voglia e possa ritenere questo nostro Paese, il popolo sovrano ha detto il suo no definitivo alla gestione privata dei servizi idrici.»

c.s.

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