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Confermata dall’autopsia che l’anziano cacciatore di Rovegno non è morto per l ‘attacco di un cinghiale ma per un colpo di fucile, il presidente e l‘assessore regionale della Liguria e le organizzazioni agricole dovrebbero chiedere pubblicamente scusa, per il procurato allarme, a tutti i cittadini che hanno ingiustamente spaventato per un pericolo che esiste solo nella loro retorica; e smetterla di gridare ogni giorno “al lupo” o “al cinghiale assassino” e preparare un “tavolo d’emergenza” il giorno stesso della morte del pensionato; e purtroppo l’esito dell’autopsia è stato ignorato dai giornali e dalle TV nazionali, che tanto risalto avevano invece dato al cinghiale incolpevole.

Secondo la Protezione Animali savonese sarebbe l’ora di un decisivo cambio di rotta (“Cambiamo” ?) sulla gestione della fauna selvatica ed i presunti danni e pericoli arrecati da cinghiali, caprioli, daini e lupi, prendendo finalmente coscienza che la presenza degli ungulati è da addebitare alle insensate liberazioni di cinghiali, caprioli e daini negli anni 80 da parte dei cacciatori, affinché si riproducessero diffusamente – come 20 anni dopo avvenuto – e potessero così essere cacciati a piacere, a danno di ambiente ed agricoltura.

Cambio di rotta che dovrebbe svilupparsi con le seguenti iniziative urgenti, al posto di “più caccia e più fucili”:

  • Pagamento dei presunti danni alle coltivazioni con l’obbligo, pena la cessazione dei rimborsi, di installare, con contributi pubblici, recinzioni robuste o elettrificate contro le invasioni delle colture da parte degli ungulati e obbligo di stalle e stazzi robusti e cani di protezione delle greggi per tenere lontani i lupi;
  • Diffusione di istruzioni e buone pratiche per affrontare in modo adeguato l’incontro con un animale selvatico, cinghiale o lupo;
  • Ricerca di finanziamenti dell’Unione Europea (vengono già concessi per la sterilizzazione delle nutrie) per avviare urgentemente studi e progetti di controllo della fertilità di cinghiali, caprioli e daini, visti i buoni risultati di iniziative già in corso in altri paesi (immuno-contraccezione).

La caccia infatti non solo non è la soluzione del problema ma – dicono gli scienziati – ne è la causa anche perché, disperdendo i branchi di cinghiali (che in Liguria si stanno invece riaggregando a difesa della presenza dei lupi), favorisce la formazione di molti piccoli gruppi in cui, a differenza dell’originale in cui si accoppia e partorisce solo la femmina dominante, riescono a figliare molte più femmine.

c.s.

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