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Oltre 500 ettari di parchi e 42 aree protette savonesi eliminati, seppellito quello del Finalese, respinta la volontà del comune di Urbe di aderire al parco del Beigua; e lo specchietto per allodole di un tavolo tecnico in cui ci sarà un solo ambientalista (e gli animalisti ?) e, a discutere su aree in cui non si dovrebbe cacciare e pescare, ben due cacciatori ed un pescatore.

È questo il desolante futuro dell’ambiente ligure decretato con legge dal consiglio regionale su proposta della giunta di centrodestra Toti, addirittura con l’astensione di un membro delle minoranza (Liguri per Paita).

Per la Protezione Animali savonese la nuova legge accoglie in pieno, proprio tagliando 540 ettari di parchi, le richieste dei cacciatori di poter sparare in zone fino a ieri loro proibite; non a caso il massimo difensore della caccia, ora migrato in senato, ha subito espresso la sua soddisfazione; soddisfatta sarà anche la speculazione edilizia per ovvi motivi; umiliati gli animalisti e la fauna selvatica ancora più indifesa da questa giunta di caccia/pesca, che per bocca di una bionda consigliera afferma assurdamente che la nuova legge tutelerà ancora meglio gli animali.

Per fortuna il paese reale è un altro, rappresentato da un ministro dell’Ambiente e da regioni come il Piemonte che di aree protette ne costituiscono sempre di più, da sempre più turisti, come escursionisti, biker, rocciatori, speleologi e subacquei, che vogliono usufruire del territorio in modo sostenibile, da aziende che promuovono un turismo responsabile e destagionalizzato; e da sempre meno cacciatori e pescatori che purtroppo, grazie ai politici che ancora li sostengono, continuano a fare danni non solo agli animali ma anche alle economie locali ed all’agricoltura.

c.s.

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