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Borghetto Santo Spirito. “Strenne di Natale – Libri in compagnia di…” è una rassegna dedicata alla presentazione di buoni libri, organizzata dal Comune di Borghetto Santo Spirito, nell’intento di suggerire strenne da mettere sotto l’albero e leggere durante le festività.

Giovedì 2 gennaio 2020, il giornalista ed inviato del quotidiano La Stampa Domenico Quirico presenterà i sui libri “Che cos’è la guerra – Il racconto di chi ha vissuto in prima persona” – Salani Editore e “Morte di un ragazzo italiano” Neri Pozza Editore, scritto in memoria di Giovanni Lo Porto, giovane cooperante al confine tra Pakistan e Afghanistan, ucciso a causa di un attacco di droni statunitensi.

Grande osservatore dei molti conflitti che stanno insanguinando l’Africa e il Medio Oriente, soprattutto degli ultimi vent’anni dalla Somalia al Congo, dal Ruanda alla primavera araba, Domenico Quirico ha vissuto la guerra sulla propria pelle. Ne ha respirato l’odore aspro e feroce, ne ha ascoltato il clangore stridente, ne ha sopportato la vista,camminando tra le macerie delle città distrutte e mescolandosi alle folle in rivolta. Dalla sua esperienza di giornalista nasce questo libro, che ripercorre un decennio di storia recente, intrecciando le voci e le testimonianze di coloro che la narrazione pubblica ha spesso lasciato ai margini.

Tra le sue pagine rivivono i fermenti e le attese che hanno portato alla nascita delle primavere arabe; il dramma della Siria, lacerata da una guerra civile che ha lasciato sul campo una devastazione senza pari;l’odissea di chi è costretto ad abbandonare la propria terra e affrontare il mare alla ricerca della salvezza; la parabola di molti giovani alla deriva, radicalizzati dai cattivi maestri di un Islam che ha tradito la sua vocazione di pace. Alle storie altrui Quirico intreccia la propria, raccontando con cruda e poetica verità la traversata di ventidue ore su un barcone diretto a Lampedusa, fianco a fianco con i migranti, e rievocando i giorni disperati del suo rapimento in Siria e della prigionia. Che cos’è la guerra è la cronaca fedele e appassionata del nostro presente, un libro che parla alle nostre coscienze e ci costringe a non voltare lo sguardo. Perché se un cambiamento è ancora possibile, non può che nascere dall’impegno di tutti a conservare la nostra umanità. Il libro che ripercorre la vicenda dell’uccisione del giovane cooperante al confine tra Pakistan e Afghanistan a causa di un attacco di droni statunitensi.

Era, infatti, il 23 aprile 2015 quando la radio sta trasmettendo un notiziario, dopo qualche notizia di poco conto, lo speaker racconta, senza neanche troppa enfasi nella voce, che il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama ha annunciato la morte di un italiano. Per la precisione di un cooperante che risponde al nome di Giovanni Lo Porto. Il giovane, nel corso di un’operazione antiterrorismo che aveva lo scopo di eliminare alcuni pericolosi capi di al-Qaeda sul confine tra Pakistan e Afghanistan, è rimasto ucciso assieme a un altro ostaggio americano. Il presidente ha quindi manifestato il suo rincrescimento per “questo effetto collaterale di cui si è assunto la piena responsabilità”. Un effetto collaterale, niente di più. Giovanni Lo Porto è stato ucciso quindi non dai suoi sequestratori, ma da coloro che dovevano liberarlo. Una morte scomoda quindi, destinata al silenzio immediato e all’oblio postumo e perpetuo. Nessuna dichiarazione del governo italiano in proposito, nessuna commemorazione per questa vittima del terrorismo. Neppure un tweet di cordoglio. Nulla. Perché le morti non sono tutte uguali. Soprattutto se alcune di esse sono scomode o non è possibile sfruttarle a dovere per secondi fini… Per quanto la magistratura abbia aperto un fascicolo per indagare sulle reali cause del decesso, nel 2017 il PM ha disposto l’archiviazione delle indagini per assenza di collaborazione da parte delle autorità americane. Il governo americano ha semplicemente disposto un risarcimento alla famiglia ma non la promessa collaborazione alle indagini. Domenico Quirico è uno dei massimi esperti in Italia delle vicende africane e mediorientali dell’ultimo ventennio, avendo raccontato con precisione e competenza paesi come la Somalia, il Congo, il Ruanda o gli accadimenti legati alla cosiddetta primavera araba. Per il suo lavoro ha vinto premi prestigiosi come il Cutuli, il Premiolino e il Premio Indro Montanelli. Ha pubblicato da saggi storici come Adua fino a resoconti di cronaca internazionale come Primavera araba del 2011. In questo volume Quirico riporta alla luce un fatto volutamente silenziato, in egual misura dalla politica quanto dalla stampa: la morte di Giovanni Lo Porto. Giovanni, nel 2012, si trovava a Multan, nella provincia del Punjab, in Pakistan, a capo di un progetto della ONG tedesca Welt Hunger Hilfe, quando è stato rapito da alcuni miliziani assieme al collega tedesco Bernd Muehlenbeck. Un giovane brillante che aveva studiato a Londra, si era specializzato in Giappone e aveva operato in situazioni critiche, dalla Repubblica Centro Africana ad Haiti. Che tre anni dopo è rimasto vittima di un’operazione militare nell’indifferenza generale. Quirico ricostruisce la vicenda con una cura minuziosa e implacabile, lasciando trasparire anche la sua rabbia per l’accaduto e la sua amarezza per ciò che è accaduto in seguito alla morte di Giovanni. Una vicenda archiviata troppo frettolosamente dalla giustizia italiana nel 2017 “per assenza di collaborazione da parte delle autorità americane”. Una verità scomoda che quasi nessuno ha voluto raccontare.

c.s.

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