Scavo in estensione a monte dell’edificio di culto con resti della piscina delle terme romane
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Albenga. Il violento e inesorabile scorrere del Centa sta gradualmente facendo scomparire l’importante sito archeologico di San Clemente. Una perdita culturale che non si può arrestare per questioni di pubblica incolumità, ma che opportunamente gestita e documentata consentirà di non condannare all’oblio informazioni fondamentali per la storia della città di Albenga. La berlinese posta nel 2019 a salvaguardia dei resti in elevato della chiesa, seppur mitighi l’azione del fiume, non è sufficiente per la sua conservazione. L’ondata di piena del novembre 2020, infatti, ha abbattuto la facciata e fatto collassare in acqua parte dei resti delle terme di età romana conservati a monte dell’edificio cristiano.

Vista le problematiche connesse alla tutela di questo importante sito e la necessità di intervenire tempestivamente, la Soprintendenza, grazie a un finanziamento ministeriale, ha intrapreso un’estesa indagine conoscitiva finalizzata a documentare il più possibile tutte le fasi di occupazione dell’area, dall’età medievale a quella romana, prima che vengano cancellate dal fiume. Gli scavi, iniziati il 15 marzo scorso, avranno una durata di circa 5 mesi.

Ad oggi si è potuto mettere in luce all’interno della chiesa una fossa per fondere campane, probabilmente da mettere in connessione al momento in cui i Cavalieri di Malta elessero la chiesa come propria sede, a metà del XIII secolo.

Grazie all’ausilio della ruspa che ha rimosso i potenti strati alluvionali depositati sulla sponda si è inoltre riportata alla luce parte della grande piscina (natatio) delle terme romane costruita alla fine del II secolo d.C. La struttura, già individuata dalle indagini di inizio millennio, non è però mai stata scavata interamente. Si potrà quindi documentare non solo l’uso del vano, ma anche il suo abbandono avvenuto tra il V e il VI secolo, quando l’areale venne occupato dalla necropoli connessa al più antico edificio di culto cristiano.

Gli scavi diretti da Marta Conventi, funzionario archeologo della Soprintendenza, sono eseguiti dalla ditta Regio IX Liguria Archeologia.

c.s.

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