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Albenga. Con la personale dell’alassina Roberta Camilloni nelle sale espositive del terzo piano di Palazzo Oddo che durerà sino al 7 Gennaio 2020, si chiude infatti una stagione – 2018/2019 – trionfale per la Fondazione, ed immaginiamo molto soddisfacente sia per la curatrice Francesca Bogliolo, sia per il Presidente della Fondazione Avv. Alessandro Colonna ed il resto del CDA.

Ambedue, infatti, hanno voluto, fortemente voluto, creduto e lavorato per rilanciare questo specifico settore di attività, così importante per il prestigio della Fondazione e della Città.

Sono stati ospiti della Fondazione artisti come Clementi, Barlettani, Giuggioli, De Luca ed in ultimo Camilloni, in personali importanti e molto apprezzate dal pubblico non solo autoctono, in un percorso coraggioso, una scommessa alla fine vinta dalla “fede” (in minuscolo, non in quanto virtù Teologale ma in quanto “pietas”, senso del dovere, passione, dedizione alla causa).

Ma dicevamo di sabato 7 Dicembre: il tema della mostra è il Femminile, inteso in tutte le molteplici sfaccettature di un ignoto multiverso, suggerito dalla Camilloni ma lasciato “galleggiare” in un’ombra, come la bolla entro la quale Morgana imprigionò Merlino, in una tra le miriadi di leggende del ciclo di Re Artù.

Un multiverso all’interno del quale, quando credi di aver finalmente afferrato un concetto (da maschio, però) questo ti sfugge, per rifugiarsi in un’altra chiave interpretativa, in un infinito gioco a rimpiattino, in un gioco di specchi.

Quanti eravamo? Forse 150 persone, forse più, persi nel labirinto creato da Roberta, che è stata capace di distribuire sorrisi e caldi benvenuto a tutti quanti, vecchi e nuovi amici.

Poi tutti ad ascoltare le parole commosse di Simona Vespo, che dopo aver portato i saluti dell’Amministrazione, si è lasciata andare sull’onda delle suggestioni della Camilloni.

Dopo è stata la volta di Roberto Pirino, che in nome della Fondazione Gian Maria Oddi ha fatto gli onori di casa.

Poi la curatrice Francesca Bogliolo, che trascinata dall’onda di emozione che attraversava la sala, ha presentato la mostra ammettendo candidamente che quelle che aveva usato non erano le parole che aveva preparato per la presentazione, ma che nel feedback che ormai si era creato in sala tra l’Artista, i quadri, il Pubblico, l’unica soluzione era quella di lasciarsi andare.

Infine la Camilloni: poche parole, ispirate, poi l’invito a lasciarsi trasportare dalle Opere, che tali sono in tutto, preziose, minuziose, traboccanti simboli oltre il limite della cornice, che sembrano più finestre che quadri, come in Hellzapoppin’, ove ciò che c’è dentro potrebbe anche venire fuori, e viceversa.

c.s.

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