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Genova. Continuano i problemi e aumenta la conta dei danni in Liguria a seguito dell’ennesima perturbazione di novembre che, nella giornata di ieri, si è abbattuta su un territorio ormai allo stremo con collegamenti bloccati, campi allagati, frazioni isolate, frane e smottamenti: il 100% dei comuni liguri risultano avere almeno parte del territorio a rischio idrogeologico con elevata pericolosità di frane e media pericolosità idraulica, per un totale di circa centomila persone che vivono in zone a rischio alluvioni.

È quanto riporta Coldiretti Liguria, dopo l’emanazione dell’allerta di ieri, che ha sottolineato ulteriormente la fragilità di un territorio, resa più grave dall’andamento meteorologico anomalo che condiziona la vita e il lavoro. Ad oggi i collegamenti soprattutto nella provincia di Savona sono resi impossibili dagli smottamenti e frane degli ultimi giorni che hanno condizionato l’isolamento di frazioni interne dove interventi a salvaguardia della persona sono resi difficili nonostante il lavoro incessante volto a risolvere la situazione. Per chi con la terra ligure poi ci lavora, sono in sofferenza i campi dove sono esondati i fiumi riversando detriti e dove l’accumulo d’acqua ha portato a sommergere le coltivazioni compromettendo le colture invernali e portando a supporre un ritardo per quelle primaverili.

«Per un territorio come quello ligure – commentano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa che si dimostra inadeguato ad adattarsi ai cambiamenti climatici di questi ultimi anni è necessario che si faccia prevenzione più che rincorrere a posteriori l’emergenza. Visti i lampanti effetti del maltempo, occorre creare le condizioni affinché si contrasti la scomparsa delle campagne, garantendo un giusto reddito agli agricoltori e valorizzandone il ruolo ambientale, anche attraverso la nuova legge sul consumo di suolo, approvata da un ramo del Parlamento nella scorsa legislatura ma finita ora su un binario morto. È indispensabile inoltre investire sulla manutenzione dei territori a rischio e sulle infrastrutture che non ci devono penalizzare, a livello anche economico, rispetto ad altri Paesi: servono interventi strutturali che vanno dalla realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica fino alla creazione di invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è poca, con la regia dei Consorzi di bonifica e l’affidamento ai coltivatori diretti».

c.s.

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