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Un bilancio con molte ombre, ma anche qualche luce per il settore agricolo analizzando dal presidente di Confagricoltura Luca De Michelis. «Il 2019 ha visto il nostro territorio martoriato dal maltempo, con svariate allerte meteo, alluvioni e frane che hanno paralizzato il sistema viario ligure: dalla A26 strategico asse per i trasporti delle nostre eccellenze verso i Paesi del Nord e per il pari sviluppo della piattaforma Maersk, al crollo di Carcare sulla A6 senza dimenticare le conseguenze per l’agricoltura, e non solo, la mancanza del ponte Morandi laddove sul quell’arteria passavano oltre 25 milioni di veicoli l’anno e snodo fondamentale per i traffici agroalimentari che ricordiamo, vedono nel Porto di Genova, l’hub da cui parte l’80% dell’export agroalimentare italiano via nave».

Il 2020 è iniziato con diverse aspettative: «È indubbio che l’agroalimentare è un settore fondamentale. Abbiamo bisogno, tuttavia, di una visione di lungo periodo – avverte il presidente di Confagricoltura – È diventato indispensabile un piano strategico che preveda un sistema strutturato di relazioni con l’industria e la grande distribuzione, punti sulle innovazioni tecnologiche per rendere più efficiente la produzione, per migliorare gli scambi commerciali, rafforzandoci sui mercati».

Per la categoria è necessario varare un piano straordinario per le infrastrutture, dando l’avvio ad un programma eccezionale di manutenzione della autostrade liguri, avviando i lavori per la Gronda, continuando i cantieri del Terzo Valico e avviando i processi per il raddoppio della ferrovia nel Ponente Ligure.

Ma ci sono altri nodi da sciogliere: «Quelle legate soprattutto alla farraginosità burocratica, dall’applicazione della fatturazione elettronica, senza dimenticare l’ultima novità dello scontrino fiscale. Dal rischio di disimpegno dei fondi europei del PSR (ndr, programma regionale di sviluppo rurale), stante i tempi biblici per le istruttorie, fino all’impatto del regolamento europeo 2031 che determina enormi modifiche nell’agire quotidiano di tutte le nostre imprese florovivaistiche».

Ma è stato anche il clima a condizionare la produzione: «Abbiamo assistito ad un’annata olivicola poco più che sufficiente, una vendemmia di qualità ma di scarsa resa, senza dimenticare gli ormai quotidiani danni al territorio, ed alla agricoltura ligure, cagionati dalla fauna selvatica».

c.s.

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