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Viticoltura ligure: 31 varietà di vite distribuite in 1.600 aziende vinicole, per una superficie complessiva di quasi 2mila ettari di terreno dove si producono vini pregiati che contano anche spumanti freschi e profumati ottenuti con Metodo Classico

Viticoltura ligure: 31 varietà di vite distribuite in 1.600 aziende vinicole, per una superficie complessiva di quasi 2mila ettari di terreno dove si producono vini pregiati che contano anche spumanti freschi e profumati ottenuti con Metodo Classico.

È per questo che anche in Liguria si alzano i calici per la rettifica che la Commissione Europea ha fatto sul regolamento del 17 Ottobre 2018 assicurando l’indicazione di origine delle uve nelle bottiglie prodotte con vitigni internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet, Sauvignon e Shiraz), ma ora, per coerenza, l’indicazione di origine deve essere estesa a tutti gli spumanti.

Le produzioni tradizionali ottenute nelle nostre regioni vanno difese e tutelate, impedendo l’inganno dell’importazione di mosti e vini stranieri da utilizzare in Italia per la produzione di spumanti venduti come Made in Italy, senza alcun legame con i vigneti autoctoni ed il territorio nazionale.

“La viticoltura – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – è un settore cardine dell’economia ligure, con produzioni d’eccellenza che vantano 8 DOC e 4 IGT distribuiti da levante a ponente. Anche gli spumanti prodotti nelle nostre terre, ottenuti principalmente da uve di Pigato, Vermentino e Bianchetta Genovese tramite rifermentazione in bottiglia o in autoclave, trovano un loro spazio nel mercato nazionale per le loro caratteristiche intrinseche che racchiudono il sapore della nostra terra e del nostro mare. Sono prodotti controllati, tracciabili che rispecchiano il nostro territorio e l’agricoltura eroica che ne permette la produzione. Troppo spesso il settore vitivinicolo è minacciato a livello nazionale e mondiale da falsi Made in Italy e da decisioni che non tutelano la qualità del prodotto e la trasparenza verso i consumatori. È necessario che a livello locale la scelta ricada sempre su vini e spumanti tracciabili e garantiti che rispondono alle norme di controllo italiano, ma, allo stesso tempo, c’è bisogno che a livello europeo l’Ue restringa le norme sul vino e non tolleri, ad esempio la vendita sul mercato comunitario di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua. Il vino non si fa con le bustine ma con terra, uva e il grande lavoro dei nostri agricoltori”.

c.s.

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