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Genova. «C’è un tema politico, al di là degli aspetti strettamente tecnici, sul quale occorre cercare una sintesi: c’è un pezzo di paese è convinto di essere più capace del governo centrale di gestire i soldi dei cittadini; e c’è un pezzo di paese che ha paura di non poter garantire, senza il contributo dell’altro, i livelli essenziali di prestazione ai propri cittadini. Un nodo che va sciolto nelle sedi più opportune: io preferirei che fosse il Parlamento, perché non sarà l’autonomia di tre o quattro regioni a risolverlo». Lo ha detto il Presidente di Regione Liguria Giovanni Toti a Roma al Festival delle città, nel corso di un dibattito al quale ha partecipato, tra gli altri, anche il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia. «L’equilibrio si costruisce su un triangolo che ha come vertici autonomia, responsabilità delle classi politiche su come si spendono i soldi e solidarietà collegata a quella responsabilità – ha detto ancora Toti – Sono d’accordo sui livelli essenziali di prestazione come base della discussione sulle autonomie, ma solo se vengono anche prezzati: se un livello essenziale di prestazione non ha come contraltare un costo standard a cui tutti devono tendere per poter accedere poi alla perequazione dei fondi, rischiamo di eludere la prima esigenza da cui nasce la richiesta di autonomia, quella di dare soddisfazione alle regioni e ai comuni più efficienti. La lombardia e il Veneto devono versare certamente un contributo di solidarietà perché il loro pil deriva anche dal fatto di fare parte di questo paese, ma il contributo deve andare a prestazioni che siano omogenee e abbiano lo stesso costo a Lampedusa come a Sondrio, altrimenti non ci sarà mai la sensazione di aver costruito un sistema equo».

«La Liguria è tra le regioni – ha proseguito – che ha chiesto un percorso di autonomia ‘timido’, moderato, su cinque, sei materie, alcune però molto importanti per noi e per il governo centrale, perché il sistema portuale ligure riguarda il 50% delle merci in entrata e in uscita in Italia. Vale 5,5 miliardi tra iva e accise. Non pretendo che il valore aggiunto resti tutto in Liguria, però credo che quel sistema portuale che incide sulla vita di 1,6 milioni di liguri e dà un contributo così consistente al paese debba avere voce in capitolo. Basta copiare: Amburgo, Anversa, Rotterdam, tutti i porti più efficienti del mondo hanno sostanzialmente governance municipali o di lander o di province, non hanno governance nazionali».

«I tentativi di cambiare la costituzione sono naufragati, quindi non consiglio e non auguro al governo di percorrere questa strada – ha concluso – ma mettersi al tavolo per ricostruire i rapporti un po’ scardinati tra i ruoli di presidente di regione, sindaci, sindaci metropolitani, senza scordare i poveri presidenti di provincia che devono agire in avvalimento o su delega: su questo lavoro io ci sono, e credo anche tutte le altre regioni».

c.s.

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