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Genova. Ben 212 milioni di euro di danno. Metà del mercato floricolo ligure andato in fumo. In crisi più di 4mila aziende. L’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Mai (Lega), ha comunicato i dati della calamità della floricoltura ligure a causa dell’emergenza coronavirus. Il report è stato inviato alla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova.

«Per la floricoltura ligure stiamo registrando una vera e propria catastrofe – afferma l’assessore Mai –. Abbiamo perduto metà del mercato. Almeno 212 milioni euro di fatturato su circa 420 annui, sono andati in fumo. Si tratta di una cifra calcolata dal Distretto florovivaistico della Liguria e dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. Un dato che sostanzialmente ricalca quello proposto dalle associazioni di categoria nei giorni scorsi».

«Circa 4mila aziende sono in crisi in un comparto che supera i 12mila addetti. La floricoltura vale circa l’80% della Produzione lorda vendibile regionale e il 62% della produzione di beni e servizi di tutta la Liguria. Senza contare che tutto questo ha importanti riflessi anche sulla filiera commerciale. Serve immediatamente un fondo nazionale con almeno un miliardo di euro».

«Mi aspetto un intervento rapido da parte del ministro Bellanova. Nei giorni scorsi, su mia pressione e dopo settimane di richieste, durante la Commissione politiche agricole con le Regioni ha finalmente richiesto di inviarle i dati. Ora noi come Regione Liguria lo abbiamo fatto. Spetta a lei e al Governo predisporre subito dei finanziamenti per la categoria. Servono stanziamenti a fondo perduto, prestiti agevolati, lo stop ai mutui e molto altro».

«In questi giorni assistiamo a timidissimi segnali di ripresa ma tanta parte della produzione è già stata buttata via. Produzioni letteralmente distrutte. Nel frattempo abbiamo messo in campo diverse iniziative a sostegno del settore come ad esempio quelle importantissime della richiesta dello stato di calamità, la modulistica per segnalare i danni, ma anche soprattutto lo sgravio per le imprese dei costi di smaltimento dei prodotti invenduti che verranno stoccati in apposite aree individuate dai Comuni interessati. Per questo materiale verrà poi studiata una forma di riciclo».

«In Liguria il settore più colpito è quello delle piante in vaso che conta circa 1.400 aziende concentrate prevalentemente nella piana di Albenga. Parliamo di un comparto che vale 220 milioni l’anno grazie a eccellenze riconosciute in tutto il mondo, come le margherite o le aromatiche. In questo caso i danni arrivano anche all’80% del fatturato. Il fatto è che, oltretutto, l’emergenza Covid-19 è arrivata nella stagione di punta per queste aziende che concentrano gran parte delle vendite nei mesi tra marzo e giugno. A fronte di ciò, si stanno creando grossi problemi di liquidità aziendale».

«Gravi danni si registrano anche nel settore del reciso, che oggi riesce a vendere non oltre il 15% della produzione, e spesso appena il 5%. Abbiamo circa 2.200 aziende prevalentemente familiari che fatturano circa 200 milioni l’anno. La perdita media si attesta fra il 30 e il 45%. Anche in questo caso parliamo sempre di prodotti in cui la Liguria è trainante. Basti pensare, ad esempio, che circa l’80% della produzione nazionale dei ranuncoli i e ranuncoli clone avviene in Liguria con, in prevalenza, le qualità extra, oltre all’esclusiva sui prodotti innovativi. Si tratta di una produzione di eccellenza assoluta che infatti raggiunge quotazioni di mercato anche 6 o 7 volte superiori alla media nazionale».

«Come Regione continueremo a confrontarci con i produttori e le associazioni di categoria. Rischiamo seriamente di perdere tutto questo. Lavoro, imprese, famiglie, eccellenze uniche che sono il segno tangibile della nostra storia e delle nostre tradizioni. Vorrei solamente ricordare che la coltivazione delle aromatiche in vaso e non più a terra, ossia un passaggio che ha rivoluzionato il settore in tutto il mondo, è avvenuta proprio ad Albenga. Dobbiamo tutelare queste risorse strategiche. Il Governo intervenga subito».

c.s.

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