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La Convenzione UNESCO del 2003 ha istituito la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, definito (art. 2) come «le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana.»

La Convenzione del 2003 individua cinque settori (domains) nei quali si manifesta il Patrimonio Culturale Immateriale, ovvero:

  1. tradizioni ed espressioni orali, ivi compreso il linguaggio, in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale;
  2. le arti dello spettacolo;
  3. le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi;
  4. le cognizioni e le prassi relative alla natura e all’universo;
  5. l’artigianato tradizionale.

Gli elementi iscritti alla Lista Rappresentativa possono afferire a un singolo domain principale oppure a più settori: dei 584 elementi iscritti a livello globale, soltanto 290 corrispondono a un singolo settore principale, mentre se si tiene conto delle relazioni di secondo livello gli elementi salgono a 1481, restituendo così il panorama delle complesse interconnessioni esistenti tra le pratiche e i riti riconosciuti dal Patrimonio culturale immateriale. Il Patrimonio italiano riflette l’andamento globale: soltanto 5 elementi su 14 afferiscono a un singolo domain principale, mentre un’analisi delle relazioni di secondo livello porta il totale a 34. A livello globale, il settore più rappresentato è quello dei riti festivi (36,55%), seguito dalle arti performative (33,10%), dall’artigianato tradizionale (17,93%), dalle tradizioni orali (8,28%) e dalle cognizioni relative alla natura e all’universo (4,14%).

Per apprezzare ulteriormente la ricchezza del Patrimonio culturale immateriale, l’UNESCO propone di esplorare gli oltre 500 elementi delle Lista attraverso una suddivisione tematica: i “concepts” più rappresentativi a livello internazionale, tenendo conto delle relazioni di secondo livello, sono la Musica vocale (14,48%), i Costumi tradizionali (13,77%), la Musica strumentale (13,07%), la Danza (12,02%), i Festival (10,38%), le Tradizioni orali (8,15%), le Pratiche religiose e il Lavoro artigianale (7,74% ciascuno), il Lavoro fatto a mano (6,62%), la Preparazione di alimenti (3,69%) e le Usanze legate al cibo (2,34%). Gli elementi del Patrimonio Culturale Immateriale italiano seguono una distribuzione diversa: la categoria prevalente è quella dell’Artigianato (26,67%), seguita dai Festival (16,67%), dall’Alimentare (13,34%) e dalla Musica vocale e strumentale (10% ciascuna).

Il confronto tra Patrimonio Culturale Immateriale italiano e globale è raffigurato nella seguente tabella, elaborata sui legami di secondo livello secondo i dati disponibili sul sito dell’UNESCO.

Nel sito dell’UNESCO viene offerto anche uno spazio interattivo  dove “navigare” all’interno del Patrimonio Culturale Immateriale e capire le connessioni tra gli elementi iscritti e le tematiche dell’UNESCO che ne giustificano il riconoscimento, tra le quali segnaliamo in particolare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile.

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