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«A dieci anni dalla proclamazione come patrimonio culturale dell’umanità da parte dell’Unesco, la dieta mediterranea è ingiustamente sotto attacco dai bollini allarmistici e etichette a semaforo che nel mondo arrivano addirittura a scoraggiare il consumo di suoi elementi base come l’extravergine di oliva». È quanto denuncia Ettore Prandini il presidente della Coldiretti, in occasione del decimo “compleanno” dell’iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco, festeggiata con iniziative nei mercati di Campagna Amica e negli agriturismi in tutta Italia.

«Si stanno diffondendo – sottolinea la Coldiretti – sistemi di informazione visiva come l’etichetta a semaforo inglese, ma anche il nutriscore francese o i bollini neri cileni fondati su parametri nutrizionali relativi a grassi, zuccheri o sale che gettano ingiustamente discredito sui prodotti base della dieta mediterranea. Basandosi sulla presenza di determinate sostanze calcolate su 100 grammi di prodotto e non sulle effettive quantità utilizzate – accusa la Coldiretti –, questo tipo di etichetta finisce per sconsigliare l’olio extravergine d’oliva e promuovere bevande gassate dietetiche prodotte con sostanze artificiali e di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. È inaccettabile spacciare per tutela del consumatore sistemi che cercano invece di influenzarlo nei suoi comportamenti orientandolo a preferire prodotti di minore qualità anche perché – precisa la Coldiretti – l’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non nel singolo alimento».

«Il nutriscore nato in Francia è stato adottato con decreto governativo anche da Belgio e Germania mentre il Lussemburgo – continua la Coldiretti – è in procinto di adeguarsi e l’Olanda potrebbe farlo dal 2022. In Portogallo, Austria e Slovenia il nutriscore è stato invece adottato da grandi multinazionali alimentari, mentre la Spagna, paese mediterraneo come l’Italia, è oggetto di un acceso dibattito. Lo stesso problema presenta In Gran Bretagna il sistema del “traffic light” – rileva Coldiretti – che misura con i tre colori tipici del semaforo (verde, giallo e rosso) il quantitativo di nutrienti principali contenuti negli alimenti: grassi (di cui saturi), zuccheri e sale. Un modello che potrebbe essere adottato anche in India, mentre in Sudamerica rischia di fare scuola il bollino nero cileno – prosegue Coldiretti – che sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, e a cui potrebbero guardare il Brasile e il Perù. L’Australia si potrebbe dotare presto di un sistema a stelle (Health star rating) che come il nutriscore sui basa sulla presenza di determinate sostanze in 100 grammi di prodotto».

«I bollini allarmistici – denuncia la Coldiretti – sono sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti che favoriscono prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta e finiscono per escludere paradossalmente alimenti sani e naturali. Una valida alternativa è il sistema a batteria (Nutrinform Battery), proposto dall’Italia che non attribuisce presunti “patentini di salubrità” ad un alimento ed esclude i prodotti a marchio Igp e Dop proprio per le specifiche caratteristiche di eccellenza evitando così il rischio di confondere il consumatore con ulteriori segni distintivi in etichetta. Dopo il via libera giunto dall’Ue nel luglio scorso al sistema di etichettatura italiano – ricorda la Coldiretti – è in corso di emanazione il decreto interministeriale che introduce la possibilità di informare, volontariamente, il consumatore in merito al contenuto di energia, grassi, zucchero, sale con una “porzione” denominato Nutrinform».

«Solo in questo modo sarà possibile garantire un’informazione trasparente ai consumatori e difendere il l’agricoltura Made in Italy che – conclude la Coldiretti – con il Belpaese che è il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta l’Italia primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne. La Penisola risulta poi il secondo produttore dell’Unione Europea di lattughe, cavolfiori e broccoli, spinaci, zucchine, aglio, ceci, lenticchie e altri legumi freschi. È altresì seconda per la produzione di pesche, nettarine, meloni, limoni, arance, clementine, fragole (coltivate in serra), olive da olio, mandorle e castagne. Infine, l’Italia detiene il terzo posto in Europa per quanto riguarda asparagi, ravanelli, peperoni e peperoncini, fagioli freschi, angurie, fichi, prugne e olive da tavola, secondo la Fondazione Edison».

c.s.

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