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Il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con vino e cibi invenduti per un valore stimato in 9,6 miliardi nel 2020. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulle conseguenze delle chiusure e delle limitazioni imposte alla ristorazione per l’emergenza Covid contro le quali è scattata la protesta #Ioapro. «La drastica riduzione dell’attività – sottolinea la Coldiretti – pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco».

«In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – continua la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi. Nell’attività di ristorazione – rileva la Coldiretti – sono coinvolti circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola ma le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro».

Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale. «Occorre salvaguardare – conclude la Coldiretti – un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui con l’emergenza Covid il cibo ha dimostrato tutto il suo valore strategico per il Paese».

Italia al gelo dopo il 2° anno più caldo dal 1800

Italia al gelo dopo un 2020 che si classifica come il secondo anno più caldo mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di oltre un grado (+1,04 gradi) più elevata della media storica. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al 2020 in riferimento all’ondata di neve e freddo siberiano che sta investendo l’Europa e la Penisola dove è allerta della protezione civile in diverse regioni per vento e ghiaccio.

«Il 2020 arriva quindi ai vertici della classifica degli anni più caldi dal 1800 dopo il 2018 ma prima di 2015, il 2014, il 2019 e il 2003, con un inverno bollente che al sud – sottolinea la Coldiretti – ha addirittura fatto già sbocciare le mimose in Sicilia, dove i fiori gialli sono già pronti alla raccolta con quasi due mesi di anticipo rispetto alla tradizionale festa della donna l’8 marzo. Un risveglio anticipato che ora – continua la Coldiretti – si scontra con il brusco crollo delle temperature che sconvolge la natura e mette a rischio raccolti e animali nelle stalle».

Una situazione di difficoltà per l’agricoltura in tutta l’Unione Europea dove è allarme per le forniture di verdure, frutta e ortaggi sugli scaffali per effetto del crollo dei raccolti in molti Paesi ed i problemi al trasporto ostacolato dalla neve e dal gelo. Il risultato è un deciso rincaro dei prezzi rispetto allo scorso anno nei mercati all’ingrosso che va dal +67% per le melanzane al +33% per le zucchine fino al +13% per i peperoni, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Borsa Merci Telematica Italiana (Bmti) da dicembre 2020 ad oggi. «Il freddo ha già determinato un calo dei raccolti di agrumi, pomodoro, cetrioli, zucchine, melanzane e fagiolini in Spagna a seguito della tempesta Filomena che ha fatto crollare le produzioni nel Paese europeo maggiore produttore ed esportatore, mentre in Italia a rischio – evidenzia la Coldiretti – sono le coltivazioni invernali in campo come cavoli, verze, cicorie, finocchi, carciofi, radicchio e broccoli. Ma lo sbalzo termico improvviso ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni coltivate in serra».

A tale proposito, la Coldiretti ha elaborato un vademecum per la frutta e verdura che consiglia di verificare l’origine nazionale per essere sicuri della stagionalità, di preferire le produzioni locali che non sono soggette a lunghi e difficili trasporti e di privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori. «Un modo – precisa la Coldiretti – per aiutare in un momento di difficoltà l’agricoltura di vaste aree del Paese».

L’anno appena iniziato conta già 22 eventi estremi tra grandinate, tornado, nevicate anomale, valanghe e nubifragi che hanno colpito lungo tutta la Penisola provocando danni nelle città e nelle campagne ma anche vittime, secondo l’analisi della Coldiretti su dati dell’European Severe Weather Database (Eswd). «Si conferma anche nel 2021 – conclude la Coldiretti – il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti».

c.s.

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