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La Procura della Repubblica della Spezia ha poi disposto molteplici attività di perquisizione, inizialmente concentrate nel territorio della provincia spezzina e successivamente estese in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.

Il Gruppo della Guardia di Finanza della Spezia ha individuato un sodalizio criminale radicato nel comune di Arzano (NA), che tramite Facebook proponeva in vendita imitazioni di articoli di abbigliamento ed accessori riconducibili a note griffe sportive o dell’alta moda. L’attività è scaturita dal monitoraggio di alcuni profili Facebook e varie community sullo stesso social network, dove alcuni soggetti pubblicizzavano e commercializzavano articoli apparentemente di marca, a prezzi inverosimilmente irrisori.

Il sequestro dei primi pacchi intercettati, spediti dal sodalizio a destinatari prevalentemente spezzini, ha scatenato l’ira dei clienti che, convinti di essere stati truffati, si sono scambiati sugli stessi social informazioni utili, postando i nomi dei fornitori ed i numeri delle carte PostePay ricaricate e consentendo così agli investigatori di ricevere conferme del quadro indiziario.

La Procura della Repubblica della Spezia, interessata dagli operanti, ha poi disposto molteplici attività di perquisizione, inizialmente concentrate nel territorio della provincia spezzina e successivamente estese in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto: in particolare a Bovolone, in provincia di Verona, è stato scoperto un punto vendita molto frequentato ma totalmente sconosciuto al fisco, vero e proprio emporio del falso. Il prosieguo delle indagini ha consentito di risalire all’origine della merce ed individuare i fornitori ad Arzano; qui sono state eseguite ulteriori perquisizioni, rinvenendo e sequestrando numerosi capi ed accessori di abbigliamento contraffatti, nonché etichette di marchi noti non ancora applicate a capi anonimi, vernici serigrafiche e relative stampanti, macchine da cucire ed altre attrezzature, tutte utilizzate dalla famiglia campana per il confezionamento dei prodotti alterati.

I finanzieri sono poi passati all’analisi delle operazioni bancarie e postali correlate alle migliaia di spedizioni di merce effettuate tramite corriere, concentrandosi in particolar modo sui versamenti di denaro eseguiti su 20 carte PostePay utilizzate dai sodali; su tali carte, i clienti finali hanno effettuato nell’ultimo triennio ricariche per un importo superiore a 1 milione di euro, quale prezzo di vendita dei prodotti contraffatti. L’operazione, denominata “Low Cost”, si è conclusa con la denuncia di 42 persone, fra i quali 7 componenti di un’unica famiglia che si occupava della produzione e del commercio degli articoli contraffatti e 5 soggetti prestanome, intestatari delle carte PostePay utilizzate per l’illecita attività; nel complesso sono stati sequestrati circa 2.000 articoli contraffatti, bloccate 20 carte PostePay ed oscurati 5 profili Facebook.

c.s.

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