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La notizia desta sicuramente scalpore, soprattutto per come è stata comunicata: una mancanza di trasparenza che ha subito suscitato non poche perplessità tra i cittadini più informati che temono conseguenze per la salute. Sette Comuni della Liguria sono stati inseriti nell’elenco dei paesi dove verrà sperimentata la tecnologia del 5G. Ma è ancor più sorprendente sapere che nell’elenco dei 120 Comuni della Penisola elaborato dall’Autorità delle telecomunicazioni, figurano Nasino e Vendone. Una situazione che ha suscitato non poco imbarazzo per i due sindaci, uno riconfermato (quello di Nasino) e l’altro appena eletto alla sua prima esperienza amministrativa in paese (quello di Vendone).

«Non siamo stati informati, almeno in via ufficiale», afferma Claudio Tessarin, che è tornato a governare Nasino dopo la parentesi elettorale di domenica scorsa.

Sabrina Losno, dopo i festeggiamenti per il successo elettorale, alle prese con le prime incombenze burocratiche del Comune e in procinto di definite il nuovo assetto della giunta, si dice «spiazzata». «L’augurio – afferma – è che prima di intraprendere una qualsiasi iniziativa i Comuni vengano informati in via ufficiale compreso il nostro».

A Nasino, i suoi 190 abitanti, mai avrebbero pensato che il paese al centro della valle del torrente Pennavaire proprio al confine con le province di Imperia e Cuneo, con i suoi laghetti e le pareti di roccia per scalatori, potesse diventare un laboratorio di sperimentazione. Che dire di Vendone, paese della Valle Arroscia, quasi al confine con la provincia di Imperia, certamente più conosciuto per le sculture di Rainer Kriester, l’olio e il vino buono che non per le nuove tecnologie? Di certo gli abitanti delle due vallate non sono gli unici a manifestare una certa perplessità su una decisione caduta dall’alto. I due sindaci, Tessarin e Losno, cercheranno di capire meglio gli sviluppi della vicenda. A Genova, ad esempio, la sperimentazione del 5G – il nuovo standard per la trasmissione dati – dall’inizio del mese è entrata nel vivo. «Ma in paesi lontano dai grandi centri abitati per abituarsi alle novità – dicono i due amministratori – ci voglio tempi, modi e soprattutto informazioni adeguate».

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