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Presentazione del libro il 19 maggio p.v. ore 21.00 all’Auditoriom di santa Caterina, nel borgo medioevale di Finale.

«Un giorno di maggio che dirvi non so…» cantava Nilla Pizzi. Avvenne poi quello che nessuno avrebbe mai immaginato. L’anno era il 1968, il mese era maggio. Dei ragazzi genovesi, Tito Manlio, Gianfranco Negro, Eugenio e Gianluigi Vaccari ed amici, pare che, dal monte Carmo o dalle Manie, abbiano visto in lontananza delle coloratissime pareti rocciose. E poiché praticavano la lotta con l’Alpe provarono a salirle. Tanto bella e solare fu l’arrampicata, che la magia di quelle rocche li stregò… e la voce, che non ha bisogno di correre sulle ali della lingua, ma sale verso il cielo, giunse a Gianni Calcagno, grande guru dei monti ed al suo garzone di bottega, tal Alessandro Grillo.

Letteralmente folgorati da quel pezzo di folle ed aspra Barbagia, che qualcuno si dimenticò di portare in Sardegna, iniziarono a salire pareti su pareti, vie su vie.Scrissero delle prime guide alpinistiche di quei luoghi e quel mondo dimenticato da Dio e dagli uomini, si rianimò. A loro si unì ben presto Vittorio Simonetti , “in furestu” di Finale, geologo cavatore , Mauro Oddone , Fefè Santoro, Guido Grappiolo, Nicola Ivaldo, Fulvio Balbi, Marco Zambarino ed in seguito tanti altri, che sempre dirvi non so. Il finalese, con la meraviglia delle sue rocche e del suo entroterra, piano piano diventò la Mecca dell’arrampicata ed ora, il far west dei bikers. Chiuse mamma Piaggio, che dava lavoro e pane a quei paesi, e l’economia, ora solamente basata su palme, mare e sandolini, via via fu letteralmente sommersa da queste nuove follie. Avvenne un’invasione di gente nordica e nacquero negozi di sport, di bici, ghiotte trattorie, bar e birrerie , attività e professioni di ogni tipo, come le Guide alpine in riva al mare. Pure dalle lontane Americhe, dove un giorno fuggimmo dalle nostre miserie, ritornarono curiosi climber, così ora si chiama uno scalatore. Ripresero vita le tradizioni perdute , rinacquero le leccornie tradizionali , la farinata, la panissa e nell’immobile Feglino, attraverso un sentiero di pane, ha riaperto pure il vecchio forno, con pagnotte squisite, ghiotti dolci di ogni tipo e le famose gocce feglinesi, mielosi cuoricini alla farina di segale, da una ricetta quasi perduta.

Orco, la frazione alta, ha il suo piccolo ritrovo, su per giù e una palestrina di roccia per bimbi. Lungo la strada un nuovo bar, una pizzeria ed un campeggio sotto monte Cucco. I negozi si sono fatti più ricchi e belli e i ristori più accoglienti.Ovunque agriturismi e soste. Ciò grazie a dei folli visionari innamorati di sassi. Tutto questo e ben altro, Alessandro Grillo, famoso venditore di pelli di coniglio, lo racconta nel suo ultimo libro “Un sogno lungo 50 anni”, Versante Sud ed, che sarà presentato il 19 maggio p.v. ore 21.00 all’Auditoriom di santa Caterina, nel borgo medioevale di Finale.

c.s.

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